Un momento di profonda commozione e memoria civile ha accompagnato, ad Agrigento, l’inaugurazione della mostra itinerante “Sub tutela Dei – Il giudice Rosario Livatino”, allestita nel Palazzo di Giustizia e dedicata alla figura del giudice beato ucciso dalla Stidda il 21 settembre 1990, a soli 37 anni. Un percorso espositivo che racconta la vita, la fede e l’eredità morale di un uomo che ha fatto della giustizia una missione “sotto la tutela di Dio”.
L’evento inaugurale si è tenuto nell’aula intitolata a Livatino, gremita di autorità, magistrati, avvocati e cittadini. A moderare l’incontro è stato il presidente del Tribunale, Giuseppe Melisenda Giambertoni, affiancato dal procuratore Giovanni Di Leo, dall’avvocato Vincenza Gaziano, presidente dell’Ordine forense di Agrigento, dal giudice Manfredi Coffari, presidente della sezione agrigentina dell’Associazione Nazionale Magistrati, e da monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento.
Particolarmente significativi gli interventi di Salvatore Cardinale, presidente emerito della Corte d’Appello di Caltanissetta e già sostituto procuratore ad Agrigento, e dei curatori della mostra, Salvatore Taormina e Roberta Masotto, che hanno raccontato la genesi e il valore simbolico di un’esposizione destinata a viaggiare per l’Italia, portando ovunque la testimonianza di Rosario Livatino, “il giudice ragazzino” che scelse il silenzio e la coerenza alla vanità e al compromesso.
Il percorso espositivo, articolato in quattro sezioni, accompagna i visitatori in un viaggio di circa un’ora tra testi, immagini, video e documenti che ripercorrono le tappe fondamentali della vita del magistrato: la formazione culturale e religiosa, la carriera giudiziaria, la fede profonda che guidava le sue scelte e, infine, il martirio e la beatificazioneavvenuta il 9 maggio 2021.
Tra i cimeli più toccanti, è esposta la camicia che Livatino indossava il giorno dell’agguato, divenuta una reliquia simbolo del suo sacrificio. Accanto, alcune lettere scritte dai collaboratori di giustizia, nelle quali gli autori dei reati chiedono perdono al magistrato: testimonianze di pentimento e riconciliazione che restituiscono il senso più alto della giustizia evangelica.
“La gloria di Livatino non è solo quella di aver dato la vita per lo Stato ma di aver perdonato i suoi assassini – ha ricordato il ministro della Giustizia Carlo Nordio –. Questo fa la differenza tra l’eroe e il santo. Ci inchiniamo riverenti alla sua memoria, consapevoli che la sua condotta è un esempio che sarà difficile emulare”.
La mostra “Sub tutela Dei” non è soltanto un omaggio al giudice Livatino, ma un invito a riflettere sul valore della giustizia, della fede e del servizio. Un percorso che parla al cuore e alla coscienza di tutti, ricordando che la vera forza della legge nasce dal coraggio silenzioso di chi la serve fino in fondo.
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