“Siamo clandestini, no scafisti». Lo hanno detto tre dei quattro presunti scafisti fermati dai militari della Guardia di finanza di Agrigento e Porto Empedocle, nei minuti successivi allo sbarco di una trentina di migranti, lasciati sulla spiaggia di “Torre Salsa”. I quattro si trovavano a bordo di un peschereccio, che aveva da poco ripreso in largo. Due motovedetta delle Fiamme gialle, in breve tempo, hanno raggiunto la zona e, da li a pochi minuti, sono riuscite a fermare l’imbarcazione. Gli interrogatori si sono svolti al carcere di contrada “Petrusa”, dinnanzi al Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, e alla presenza del legale difensore di tre, dei quattro indagati, l’avvocato Gerlando Vella. In carcere sono finiti: Souheil Ayaz, Fraj Ben Habin Bekahala, Mahmoud Belkeme, e Bel Kasem Bilal. Sono tutti provenienti dalla città di Monastir, in Tunisia.
Nel frattempo gli sbarchi non si fermano. A Lampedusa sono arrivati in 48 su un piccolo peschereccio. Subito dopo hanno raccontato: “Ci sono morti in mare, anche un bimbo di 5 mesi”. Ma è ancora poco chiara la dinamica dell’ultima traversata. Sull’imbarcazione 27 donne ( tre delle quali incinte), 15 uomini e 6 bambini, quasi tutti della Costa d’Avorio e del Mali. La piccola imbarcazione su cui hanno affrontato il viaggio si è presentata direttamente all’imboccatura del porto di Lampedusa sfuggendo a qualsiasi controllo.
E altri 40, o forse 50 migranti, questa volta tutti uomini, sono approdati sulla spiaggia di “Punta Bianca”, sotto gli occhi di decine di bagnanti. Gli stessi hanno dato dell’acqua ad alcuni di loro, che erano totalmente disidratati. Una ventina sono stati rintracciati da carabinieri e polizia, gli altri sono riusciti tutti a fuggire.
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