Agrigento Capitale della Cultura: un’occasione mancata?
Tensioni e proteste nel primo incontro del Circolo Culturale Pasolini
AGRIGENTO – Un centinaio di esponenti della politica locale, sindacalisti, rappresentanti di categorie e associazioni si sono riuniti presso il Circolo Culturale Pasolini di Agrigento per un incontro promosso dall’onorevole Calogero Pumilia e dal presidente del circolo, Maurizio Masone. Un’iniziativa che intende ripetersi periodicamente con l’obiettivo di riunire personalità diverse per promuovere attività comuni nel contesto di Agrigento Capitale della Cultura 2025. Tuttavia, il dibattito si è rapidamente trasformato in una protesta nei confronti dell’amministrazione comunale e della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura, accusate di aver escluso la società civile dalla programmazione degli eventi.
La denuncia del mondo culturale e associativo
Il primo a prendere la parola è stato Maurizio Masone, presidente del Circolo Culturale Pasolini, che ha espresso il rammarico di molte realtà culturali escluse dal progetto. “Agrigento è sotto osservazione nazionale, ma rischiamo di diventare l’esempio negativo delle Capitali della Cultura in Italia”, ha dichiarato. “Non sono state coinvolte le associazioni che conoscono la città e i suoi problemi. Abbiamo voglia di fare, di contribuire, ma non troviamo interlocutori”.
Masone ha sottolineato come molte delle iniziative in programma fossero già presenti nel calendario culturale cittadino da anni. “Si poteva incentrare il programma su Pirandello, sul centenario di Camilleri, creare opportunità per il futuro. E invece niente.”
L’appello di Pumilia: “Evitiamo il fallimento”
L’onorevole Calogero Pumilia, ex presidente della Fondazione Orestiadi di Gibellina, ha denunciato il rischio di un fallimento totale dell’iniziativa. “In Sicilia siamo spesso capaci di trasformare le cose più importanti in opportunità negative”, ha affermato. “Non abbiamo proposte rivoluzionarie, ma vogliamo lavorare per ottenere almeno qualcosa di concreto.”
Secondo Pumilia, l’attuale gestione dell’evento non prevede un’eredità duratura per la città. “Agrigento avrebbe potuto costruire un legame con la Grecia, diventare un punto di riferimento nel Mediterraneo. E invece ci troviamo con una serie di eventi sporadici che non lasceranno nulla.”
Il monito della Chiesa: “Agrigento siamo noi”
Anche il mondo ecclesiastico ha espresso critiche. Don Mario Sorce, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Agrigento, ha ribadito il concetto di inclusione. “Il titolo di Capitale della Cultura non appartiene all’amministrazione o alla Regione, ma alla città e la città siamo noi. Se non veniamo coinvolti, realizzeremo autonomamente un nostro programma di iniziative.”
La denuncia di Nenè Mangiacavallo: “Chi sono gli interlocutori?”
Uno degli interventi più duri è stato quello dell’onorevole Nenè Mangiacavallo, ex presidente del comitato promotore di Agrigento Capitale della Cultura. “Non sappiamo chi sta decidendo. Il Comune è stato muto e sordo, la Fondazione è stata di fatto commissariata. Abbiamo rischiato di non presentare nemmeno la candidatura per lentezze burocratiche.”
Mangiacavallo ha raccontato come, in fase di candidatura, fosse stato fatto un lavoro enorme per coinvolgere istituzioni e associazioni. “Avevamo più di cento progetti, un piano per il decoro urbano, parcheggi, servizi igienici. E oggi? Il nulla. Questo si trasformerà in un fallimento storico per Agrigento, che pagheremo per anni.”
Lega Ambiente: “Un’amministrazione che non rispetta i cittadini”
Anche il mondo ambientalista ha espresso il proprio dissenso. Daniele Gucciardo, segretario provinciale di Legambiente, ha attaccato la gestione dell’amministrazione comunale. “Hanno utilizzato il metodo dell’emergenza per fare tutto in fretta e senza trasparenza. La cultura è fatta di esperienze e programmazione, non di appalti di fretta e furia.”
Gucciardo ha poi dipinto un quadro poco lusinghiero della città: “Agrigento è sporca, trascurata, eppure le sue migliori energie sono state escluse. Sarebbe il caso di organizzare iniziative per denunciare questo fallimento.”
Cgil: “Solo interessi economici dietro questo evento”
Durissimo anche Buscemi, segretario generale della CGIL di Agrigento: “Il punto è che ci sono altri interessi. Qui non si pensa alla città, ma solo a distribuire denaro. Agrigento ha perso. Il sindaco non è in grado di dare risposte, lo riconosca e si faccia da parte.”
L’editore Antonio Liotta: “Nessun supporto ai Comuni”
Anche il mondo dell’editoria si è fatto sentire con Antonio Liotta, ex vice sindaco di Favara. “Avevamo chiesto che ogni comune potesse organizzare eventi durante l’anno, ma ci hanno detto che non ci sono finanziamenti. Si è persa l’opportunità di fare dell’Agrigento culturale un punto di riferimento.”
L’ex deputato Michele Sodano: “Un boomerang per la città”
Tra i più critici, Michele Sodano, ex deputato del M5S. “Capitale della Cultura non è altro che un modo per spartire fondi pubblici. Io sono parte di una generazione che è andata via da Agrigento, è tornata, e ora pensa di andarsene di nuovo.”
Sodano ha poi lanciato accuse gravissime: “Vogliamo sapere come sono stati spesi i 4 milioni di euro della Regione. Sarà la magistratura a dirci cosa è successo.”
Un grido d’allarme: “Agrigento rischia di affondare”
Le conclusioni dell’incontro sono state un monito per il futuro della città. Totò Pezzino, del Cartello Sociale, ha chiesto unità: “Agrigento è amministrativamente in ginocchio. Dobbiamo ricompattarci e creare un’alternativa. Se non vogliono coinvolgerci, organizziamo eventi in parallelo. Il titolo di Capitale della Cultura lo possiamo usare anche noi.”
Il turismo e l’impresa penalizzati
Infine, Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo, ha espresso la frustrazione del mondo imprenditoriale. “Speravamo di aumentare del 50% le presenze turistiche quest’anno. Invece siamo stati messi ai margini. Non coinvolgere il territorio è stato uno schiaffo a tutti gli agrigentini.”
David Cirami, operatore culturale, dichiara di mettersi a disposizione , “ma serve tempo per organizzare eventi di tal genere. Occorre programmazione, autorizzazioni. Ma non ci viene ancora data questa opportunità
Emanuele Farruggia, che dirige il comitato “Agrigento Capitale della Cultura 2025” del Lyons Club di Agrigento, ha messo in guardia dalle molte e gratuite critiche che provengono dai social e dal mondo dell’informazione e mettono in cattiva luce Agrigento. “Tutti i soggetti e in particolare gli imprenditori impegnati nell’evento e che si attendono positivi esiti dal fatto che Agrigento sia capitale della Cultura in Italia, verranno inevitabilmente danneggiati da queste critiche. Occorre che lavoriamo insieme, società civile, operatori culturali e imprenditori per cambiare la situazione e favorire il successo dell’evento sotto ogni punto di vista”, ha sottolineato Farruggia.
Un anno da non sprecare
L’incontro ha segnato un punto di partenza per un movimento che vuole ridare centralità alla città. I partecipanti hanno deciso di riunirsi periodicamente, sperando che almeno in extremis si possa salvare qualcosa di questa importante opportunità.
Resta da vedere se l’amministrazione comunale e la Fondazione risponderanno a queste critiche o se continueranno sulla strada dell’isolamento decisionale. Per Agrigento, la sfida è ancora aperta.
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