Discrepanze legislative e autonomia sovrintendenze. Sfide, delusioni e prospettive di riforma secondo l’ex Sottosegretario alla Cultura.
Vittorio Sgarbi, critico d’arte e politico, evidenzia le difficoltà incontrate nel realizzare progetti culturali in Sicilia a causa delle divergenze tra le leggi regionali e quelle nazionali. Durante la sua carriera in Sicilia, ha tentato di sincronizzare le direttive culturali regionali e nazionali, ma senza successo. Sgarbi sostiene l’importanza dell’autonomia finanziaria e funzionale delle Sovrintendenze per la tutela dei beni culturali, indipendentemente dalle figure politiche di turno. Esprime rammarico per non aver potuto completare il restauro della Villa Romana del Casale e critica la gestione attuale dei siti culturali, sottolineando la necessità di mantenere elevati standard di cura, specialmente per i siti riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità.
“In Sicilia è molto difficile riuscire a fare cose, cioè realizzare progetti nell’ambito dei beni culturali per via di una difficoltà genetica, ossia perché le leggi siciliane in materia, non coincidono con quelle del governo nazionale”. Parola di Vittorio Sgarbi l’ex Sottosegretario alla Cultura originario di Ferrara, che in Sicilia, negli anni, ha fatto un po’di tutto: dal sindaco della città di Salemi all’assessore regionale ai Beni Culturali nel governo Musumeci, senza dimenticare le tante nomine come ad esempio l’Alto Commissario per la Villa Romana del Casale di Piazza Armerinao come membro della Commissione Consultiva che ha curato in passato la ricostruzione degli affreschi nella cattedrale di Noto. “In passato – spiega il critico – ho più volte tentato di creare un collegamento diretto, un filo unico per omologare le linee direttive dei governi regionale e nazionale in materia di beni culturali ma con scarsi risultati. In Sicilia, ad esempio tutto dipende politicamente dalla volontà del Presidente. Ricordo di aver lavorato lungamente su questo tema, con l’archeologo Sebastiano Tusa; anche lui condivideva quello che, in sostanza, è stato il mio cavallo di battaglia: stabilire l’apertura gratuita dei siti d’interesse artistico-culturali per tutti i siciliani. Perché, secondo me, solo così si potrà sconfiggere definitivamente la mafia. Non si capisce perché i siciliani debbano pagare un biglietto d’ingresso per entrare a casa loro. Diverso è invece il ticket d’ingresso ai siti siciliani fatto pagare a quanti, stranieri e non, provengono da altre regioni in visita ai giacimenti culturali dell’Isola. Prima di pensare a fare cassa occorrerebbe elevare il tenore culturale della gente, renderla pienamente consapevole degli immensi tesori che possiede l’Isola e solo quando questo compito sarà completamente espletato, si potrà pensare ad altro.
-Quali sono, secondo il professore Sgarbi i mali che affliggerebbero in Sicilia i Beni Culturali? “Secondo me – risponde il critico – uno dei punti fondamentali è che le Sovrintendenze dovrebbero essere rivalutate nella loro funzione e soprattutto dovrebbero godere di maggiore autonomia, anche dal punto di vista finanziario. Non possono sempre e solo dipendere dall’assessore o dal presidente regionale di turno, cioè da figure politiche i cui indirizzi troppo spesso non coincidono con la tutela dei Beni Culturali.
-Lei che ha maturato molte esperienze nella nostra regione, che cosa non perdona alla Sicilia? “Il fatto di avermi impedito di portare a termine il grande progetto di restauro della Villa Romana del Casale. Nel pieno dei lavori siamo stati costretti ad una inaugurazione anticipata mentre rimaneva ancora molto da fare. Come Commissario di Piazza Armerina avevo ancora un terzo delle opere da restaurare parlo delle coperture ma anche dei mosaici. Sono rimasto bloccato. Ora se l’attuale assessore regionale ai Beni Culturali si convincesse che il lavoro alla Villa del Casale è tutt’altro che finito, io potrei tornare a riprendere e portare a termine il progetto rimasto incompiuto. Al giornalista GianAntonio Stella, che in un recente articolo sul “Corriere” ha fornito dati sull’attuale numero degli ingressi, ricordo che noi, all’epoca eravamo arrivati a fare punte fino a 700 mila visitatori l’anno. Oggi, come ha polemizzato il giornalista nel suo pezzo “La vergogna di Piazza Armerina: così muoiono i mosaici patrimonio dell’umanità”, lo stato di abbandono del sito e paragonabile a quello di Morgantina. La politica deve assumere le proprie responsabilità. L’assessore regionale non ha valutato come alcuni siti sono “Patrimonio dell’umanità” non possono subire cali di attenzione e andrebbero tenuti ai massimi livelli, come ad esempio avviene per gli Uffizi a Firenze”
-Per la verità, i progetti lasciati a metà dopo la sua venuta in Sicilia, sono stati più di uno … “Altra cosa che mi ha dato tremendamente fastidio continua Vittorio Sgarbi – fu lo scioglimento per mafia del Comune di Salemi, un provvedimento che considero arbitrario e che ancora non riesco a comprendere, poi conclusosi con l’assoluzione generale. Intanto i progetti che avevo portato avanti a Salemi, ritengo con grande successo, come l’iniziativa delle case in vendita ad un euro per rilanciare il centro storico o il progetto Città di Arte e Cultura, vennero bloccati e il territorio, che aveva raggiunto anche una certa notorietà per queste mie idee, rimase fortemente penalizzato”.
-Perché lei non ha mai nascosto una certa contrarietà alla designazione di Agrigento quale Capitale Italiana della Cultura 2025? “Sono contrario da sempre a queste nomine – spiega il critico e storico dell’Arte – anche se all’inizio quella fu un’idea formidabile. Tra le varie Capitali, Matera fu quella che meglio si espresse in termini culturali. In seguito, sulla scia di quella designazione, a partire dal 2015 venne previsto annualmente il conferimento, ad una città italiana, del titolo di Capitale della Cultura. L’idea iniziale dell’allora ministro Franceschini ebbe un certo successo. Poi, via via, le cose cambiarono. Per il 2025 è di turno la città di Agrigento. Premesso che la Valle dei templi, per brillare di luce propria non ha bisogno di essere Capitale della Cultura, personalmente considero questa designazione “un espediente consolatorio” voluto dal ministro verso Agrigento, E ho detto tutto. Tra l’altro non mi pare che vi siano grandi risorse finanziarie disponibili, tolti i fondi della Regione. Anche Palermo, quando fu capitale italiana della Cultura nel 2018, ed ebbe Fondi regionali per la programmazione degli eventi, a parte “Manifesta” non mi sembra sia riuscita a fare un granché. Spero che Agrigento riesca a produrre in tempo un Calendario degli eventi in programma ma con il milione che erogherà il ministero della Cultura si potrà fare molto poco. Tuttavia non farò mancare il mio contributo ad Agrigento. Si sta definendo l’allestimento una mostra sui grandi Maestri dell’Arte italiana, regione per regione. Quindi nessuna ostilità, se mai un invito a fare meglio delle altre città che l’hanno preceduta!
LORENZO ROSSO
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