Il Reddito di Cittadinanza è stato revocato per 2.986 abitanti di Agrigento, aggravando la già precaria situazione economica della provincia. Questo provvedimento potrebbe scatenare proteste e mettere a rischio i servizi sociali dei Comuni.
Sono 2.986 gli agrigentini cui, in questi giorni, è stato tolto il Reddito di Cittadinanza. Tutti hanno ricevuto dall’Inps, un sms di poche righe che dice testualmente: “Domanda di Rdc sospesa come previsto dall’articolo 13 del DL 48/2023 conv. Legge 85/2023. In attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali”. In sostanza questi 2986 agrigentini non riceveranno più il Reddito di Cittadinanza in una provincia in ginocchio e con il più basso reddito pro-capite d’Italia. Questa ulteriore penalizzazione economica, di fatto andrà ad aggravare una situazione che è già al limite del collasso. 2986 persone, della città e della provincia, percettori del RdC, che rappresentano solamente lo 0,7% dei circa 400 mila abitanti della provincia. Una percentuale molto esigua di percettori rispetto alle fantasiose stime di alcuni, che invece lasciavano intendere a percentuali altissime. Se si calcola che in media questi beneficiari usufruivano di un reddito medio di circa 600 euro mensili, il provvedimento del Governo toglie, alla già asfittica economia del territorio, una somma pari a un milione e 791 mila 600 euro. Somma che mensilmente veniva spesa tra città e provincia e che serviva per pagare bollette e acquistare viveri, contribuendo a vivacizzare quel poco di economia che gira sul nostro territorio. Un milione e 791 mila 600 euro che adesso non entreranno più in circolo.
“La situazione è preoccupante, – dice il presidente del Comitato provinciale dell’Inps di Agrigento, Carmelo Di Franco, attuale sindacalista della Cgil e con un passato fatto di lotte a difesa dei lavoratori delle costruzioni edili e dei braccianti agricoli. – Procedere alla sospensione del Reddito di Cittadinanza senza prima creare nuove e serie opportunità di lavoro, vuol dire mandare allo sbaraglio tanta gente. Con questa manovra nazionale, il Governo intende recuperare 2 miliardi e 700 milioni di euro, e a pagare, come al solito, sono sempre i più deboli. Questo, a mio avviso – continua il presidente del Comitato provinciale Inps di Agrigento – porterà ad un’impennata di proteste che sarà poi difficile da poter gestire”. Anche il “Cartello sociale” della provincia di Agrigento parla di rischio “bomba sociale” e di provvedimento che mira a eliminare i poveri. “Non si è voluto neanche ascoltare, – scrive il Cartello – i suggerimenti della Conferenza Episcopale Italiana che invitava a correggere e non eliminare il Rdc. Adesso, – sostiene il Cartello Sociale – si rischia così di innescare quella che può diventare una bomba sociale come temono i sindaci, anche quelli di destra, con il rischio di mandare in tilt i servizi sociali dei Comuni, che in tantissimi casi non hanno i mezzi e i fondi per dare concrete risposte alle tante richieste mandando spesso alle Caritas le persone in seria difficoltà. Si tratta di una questione, – conclude il Cartello Sociale della Provincia di Agrigento – che non può e non deve lasciare indifferente chi comprende l’importanza di tutelare la coesione sociale di una nazione, a cominciare dalla difesa delle aree più svantaggiate”. “Il testo dell’Sms inviato dall’Inps ai percettori del reddito, – spiega Di Franco – non sarebbe molto chiaro nella misura in cui dice “In attesa eventuale presa in carico da parte del Servizi sociali”. Quest‘ultima frase rischia di confondere le persone. Su questo argomento la Regione passerà la parola ai Comuni che, come è noto, sono senza fondi e senza personale. L’Italia – continua – era uno dei soli due Paesi d’ Europa a non avere una norma contro la povertà, assieme alla Grecia. Piuttosto che fare la lotta alla povertà – conclude il presidente del Comitato provinciale Inps – si è preferito fare la lotta ai poveri!”
LORENZO ROSSO