
Un agrigentino, G. D. di 43 anni, è stato querelato dall’ex coniuge M. G. di 35 anni di Porto Empedocle per “Falso in scrittura privata” e “Frode processuale”. Avrebbe preteso durante la separazione la titolarità di un appartamento acquistato dall’ex moglie prima del matrimonio, la restituzione dei mobili e parte dei soldi spesi per la cerimonia per un valore complessivo di 150.000 euro, perché versava in condizioni economiche disagiate non riuscendo a provvedere al sostentamento della sua nuova compagna che, nel frattempo, lo manteneva e da cui ebbe una figlia, così dichiarato dallo stesso durante il procedimento per la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
I fatti. Nel 2012, l’uomo avrebbe citato in giudizio l’ex moglie davanti al Tribunale di Agrigento per simulazione relativa per interposizione di persona non documentando mai la titolarità dell’immobile. Solo dopo due anni all’udienza di precisazione delle conclusioni l’uomo avrebbe presentato un documento qualificato come “controdichiarazione in copia” non autenticata. Con la sentenza del giudice la domanda di simulazione veniva rigettata perché la veridicità del documento destava più di un dubbio, come altresì sono state rigettate le altre richieste, condannandolo alle spese di liti, di cui la ex moglie si fece carico non vedendo alcun riscontro da parte dell’uomo. La donna, che ha sempre dichiarato di non essere a conoscenza di tale documento e di disconoscere la firma, avrebbe comparato, in seguito, la firma in fotocopia recante il suo nome e cognome, apposta sulla scrittura privata, con la firma in originale ed è emerso come l’uomo si sia servito della firma in originale per fotocopiarla ed apporla poi sulla scrittura privata da lui creata cercando di recare un vantaggio per sè e la sua nuova famiglia mentre recava danni economici e morali all’ex moglie. Pertanto l’uomo è stato querelato per il reato di falsità in scrittura privata e il reato di frode processuale. Nel frattempo l’uomo, dopo la sentenza del giudice del Tribunale di Agrigento, avrebbe proposto impugnazione avverso la suddetta sentenza ed è tutt’ora pendente alla Corte di Appello di Palermo. La donna, a difesa della titolarità dell’immobile, è ricorsa ad una querela con cui la Procura farà le proprie indagini.