Grandi consensi di pubblico e di critica.
Altro appuntamento al teatro Pirandello di Agrigento che chiude l’anno 2018. Di scena “La Governante” che ha ottenuto il pienone in entrambi gli spettacoli. I protagonisti della commedia drammatica sono stati Enrico Guarneri e Francesca Ferro. La vicenda è ambientata in casa della famiglia Platania, siciliana, borghese trapiantata a Roma, assume in qualità di governante una giovane ragazza francese: Caterina (Francesca Ferro). In questo nucleo vivono l’anziano vedovo Leopoldo (Enrico Guarneri); suo figlio Enrico (Rosario Marco Amato), impegnato in avventure extraconiugali; dalla convincente nuora Elena, (Caterina Milicchio), una svampita che si lascia corteggiare dallo scrittore Alessandro Bonivaglia (Rosario Minardi); i due piccoli figli di costoro, serviti tutti fedelmente da una ingenua ragazza: Jana (Nadia De Luca). Sia Caterina che la famiglia Platania sono religiosi, ma di una religiosità tutta particolare. Caterina è il “peccato” non tanto perché educazione e natura l’hanno dotata di anomali istinti quanto perché tali istinti, mescolati ad un fanatico desiderio di rispettabilità la travolgono in un ingranaggio di compiaciuti rimorsi e distorte mortificazioni. Da questo comportamento di Caterina subisce danno jana che, in seguito ad una calunnia della governante, viene cacciata e rimandata al paese natio. Durante questo viaggio è coinvolta in un incidente ferroviario in cui troverà la morte e Caterina sopraffatta dai sensi di colpa si suicidera’. Questa commedia fu scritta da Vitaliano Brancati nel 1952 è subito censurata. La scusa era quella del tema -allora molto scottante-dell’omosessualità, anche se la ragione cardine è più la calunnia e l’ipocrisia piuttosto che l’amore fra le 2 donne. La calunnia è quella della protagonista nei confronti di una cameriera; l’ipocrisia quella propria del perbenismo borghese degli anni 50. Se perfino oggi il tema dell’omosessualità, specie quella femminile, è ancora poco approcciato, pensa a quell’epoca. Questa donna, la protagonista, voleva essere un’altra persona. Pensa che tormento, che paura, quanta maschera, quanta sofferenza. La protagonista, la governante, si ritrova in un conflitto generato da pudore e maldicenze. Lei non lo affronta da subito. Il suo dramma è proprio avere dentro qualcosa che lei non vuole riconoscere, che condanna, che non vuole. Ma la presenza di questo qualcosa in lei le fa perdere il controllo. Il conflitto è tutto con se stessa. Anzi, lei cerca di essere generosa anche con la ragazza che fa licenziare al posto suo. Il conflitto è suo, è per la sua sopravvivenza. Quando agisce in modo equivoco non lo fa perché è cattiva, ma per sopravvivere, soffrendo. È un finale sostanzialmente moralistico, almeno da una certa ottica, non viene minimamente presa in considerazione la possibilità di vivere, da una parte, e di comprendere e quindi accettare, dall’altra, certe diversità. Chi è fuori da certi schemi addirittura si auto-elimina perché si sente in colpa per la sua natura: ” ho letto libri che mi giustificavano….il mio rimorso, il solo bene che avevo nella vita!…. consideravo la cosa come una disgrazia!” . Siamo anni luce lontani dai Gay Pride Days. Certo negli ultimi anni sessanta cioè dalla prima rappresentazione, da Brancato ad oggi, è accresciuta in maniera significativa la sensibilità verso ciò che è “diverso”, non soltanto per quanto concerne l’omosessualità. È, questa, indubbiamente una conquista del vivere civile, anche se la strada è tutt’altro che compiuta.
Molto intrigante e ben messo in scena da Ferro il gioco di sguardi che si viene a creare ad un certo punto tra Caterina, la nuova cameriera Francesca(Federica Breci) e lo scrittore, punto in cui tutto si svela.
Il cast, veramente di ottimo livello, Enrico Guarneri, Francesca Ferro, Caterina Milicchio, Nadia De Luca, Rosario Marco Amato, Tulio Giordano, Federica Breci e con Rosario Minardi. La raffinata regia è di Guglielmo Ferro, Le scene anni ’50 sono di Salvo Manciagli, i costumi di Dora Argento, le musiche di Massimiliano Pace.
Si ricorda che sabato 29 dicembre 2018 alle ore 17 andrà in scena al Teatro “Vestire Gli Ignudi” di Luigi Pirandello, adattamento e regia di Gaetano Aronica.
Mentre il prossimo spettacolo sarà sabato 19 e domenica 20 gennaio 2019 con “Sorelle Materassi” di Aldo Palazzeschi , regia di Geppy Gleijeses con Lucia Poli e Milena Vukotic.
Foto & Testo
Calogero Longo
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