Aica, la crisi è senza fine: verso il commissariamento. I sindaci decidono sul futuro dell’azienda
AGRIGENTO – Dimissioni annunciate ma non formalizzate, una gestione al capolinea e un futuro che pende ora dalle mani dei sindaci. La crisi dell’Aica, l’azienda che gestisce il servizio idrico in buona parte della provincia di Agrigento, è arrivata a un punto di rottura. Il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Settimio Cantone, ha rimesso il mandato all’assemblea dei sindaci, ma senza procedere a un passo indietro formale. Una mossa che somiglia più a una resa controllata che a un vero gesto di discontinuità.
«Rimettiamo il mandato nelle mani di chi ci ha nominati all’unanimità due anni fa», ha dichiarato Cantone durante l’ultima assemblea tenutasi nella sede di Aica. Parole che hanno spostato la responsabilità della scelta finale proprio sui primi cittadini, chiamati ora a decidere se confermare l’attuale governance, rinnovarla parzialmente o voltare pagina con un commissariamento.
L’ipotesi del commissario è attualmente la più accreditata. Ma si valuta anche una via intermedia, che prevede le dimissioni del solo presidente, mantenendo in carica gli altri membri del CdA. I sindaci, dopo un primo confronto informale, si riuniranno nuovamente tra lunedì e martedì per prendere una decisione definitiva.
Aica versa in condizioni economiche drammatiche. La società ha ereditato debiti per quasi 20 milioni di euro, una cifra che ha messo in ginocchio l’operatività. Nei giorni scorsi, Siciliacque, la società che fornisce l’acqua all’ingrosso, ha ottenuto un pignoramento da oltre 2 milioni, rivalendosi direttamente sui Comuni soci.
La situazione ha portato l’azienda al punto di non poter più acquistare acqua, con la conseguenza di forti disservizi nella distribuzione. La siccità e le reti idriche colabrodo sono diventate argomenti ricorrenti, ma per molti osservatori non bastano più a spiegare l’emergenza: l’acqua semplicemente non c’è, perché non si paga.
In alternativa, c’è chi ipotizza l’affidamento diretto del servizio a Siciliacque, ipotesi che significherebbe la fine del progetto Aica, nato per riportare in mano pubblica la gestione del servizio idrico.
Dissalatori e alternative, ma i tempi sono incerti
Nel dibattito è emersa l’ipotesi di puntare sui dissalatori. Una soluzione che appare promettente ma i cui tempi di attuazione restano nebulosi, anche a causa di ostacoli di natura ambientale e politica. La domanda che rimbalza tra i sindaci è se davvero si riuscirà a renderli operativi entro l’estate.
Come se non bastasse, a maggio l’assemblea dei soci ha approvato un aumento delle bollette del 5,40%, misura impopolare ma ritenuta necessaria per tamponare le perdite. A complicare ulteriormente il quadro, è arrivata anche l’inchiesta giudiziaria sugli appalti relativi al rifacimento della rete idrica di Agrigento, con Aica nel ruolo di stazione appaltante. Nei giorni scorsi, la Squadra Mobile ha acquisito documenti nella sede dell’azienda.
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