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Home » top2 » Il 2025 dell’Akragas: l’anno più duro, tra caduta e ripartenza

Il 2025 dell’Akragas: l’anno più duro, tra caduta e ripartenza

28 Dicembre 2025
in top2, Calcio
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Akragas, il 2025 dell’anno zero: caduta, ripartenza e un girone che restituisce dignità

Il 2025 resterà negli annali come l’anno più difficile della storia recente dell’Akragas. Dodici mesi vissuti sul filo, tra la fine di un progetto, una rinuncia che ha fatto male e una nuova partenza che ha imposto silenzio, lavoro e realismo.

L’inizio è noto ed è doloroso. La società impegnata in Serie D smette di andare in campo, accumula rinunce, viene retrocessa e infine radiata. Non una sconfitta sportiva, ma una frattura netta: l’Akragas esce dal sistema federale, lasciando una città intera senza squadra, senza prospettive, senza nemmeno la possibilità di arrabbiarsi la domenica.

Per mesi resta solo il vuoto. Poi, in estate, arriva la scelta che evita il peggio: nasce una nuova società guidata da Salvatore La Porta, che decide di ripartire senza scorciatoie, accettando la Promozione come punto di ripartenza. Nessun proclama, nessuna ambizione urlata. Solo la necessità di rimettere l’Akragas in campo.

La panchina viene affidata a Seby Catania, chiamato a costruire una squadra in poche settimane, con il peso di un nome storico e una categoria che non regala nulla. Il gruppo nasce in fretta, ma con un’idea chiara: solidità prima di tutto.

Si decide così di riportare in biancazzurro uomini che conoscono la piazza, la maglia e il peso della storia. Il ritorno di Alfonso Cipolla, capitano e riferimento, è il segnale più chiaro. Con lui tornano Alex Noto, Michele Fragapane, Peppe Gambino, Silvio Tripoli e Cristian Llama: giocatori diversi per caratteristiche, ma accomunati dall’esperienza e dalla capacità di reggere la pressione di una piazza ferita. Accanto a loro arrivano innesti funzionali, pensati per alzare il tasso tecnico e dare soluzioni offensive, come Ten Lopez, chiamato a incidere in un campionato dove gli spazi vanno conquistati con forza e continuità.

Il ritorno ufficiale avviene all’Esseneto, contro la Pro Ragusa. Non è una partita come le altre: è il giorno in cui l’Akragas torna a esistere. La vittoria di misura vale più dei tre punti, perché certifica che la squadra c’è, che il percorso è iniziato davvero. La settimana dopo, la prima trasferta a Canicattini spazza via subito ogni timore: quattro gol, una prestazione autoritaria, la sensazione che questa Akragas abbia capito in fretta cosa serve in Promozione.

Il girone d’andata prende forma così, partita dopo partita, senza clamore ma con continuità. All’Esseneto arriva il Noto e arriva un’altra vittoria, poi successi sporchi, maturi, su campi difficili come Sommatino e Megara. Contro il Gela, avversario accreditato, l’Akragas dà una risposta netta, confermando di poter stare ai vertici. La squadra cresce, impara a soffrire, vince anche quando non domina.

Il momento simbolo è il netto successo sullo Scicli: una partita che racconta meglio di altre il potenziale del gruppo, capace di imporsi senza discussioni. Ma il girone non è una cavalcata perfetta, e forse è giusto così. Arrivano i primi pareggi, contro Santa Croce e Gymnica Scordia, segnali di un campionato equilibrato, dove basta poco per perdere terreno.

La reazione, però, è immediata. A Qal’At l’Akragas segna cinque volte, dimostrando di avere carattere oltre che qualità. Contro il Serradifalco arriva una vittoria sofferta, da squadra che sa portare a casa il risultato anche quando il gioco non è brillante.

La prima sconfitta arriva solo all’ultima giornata del girone d’andata, a Priolo, nello scontro diretto. Un ko che chiude il cerchio e riporta tutti con i piedi per terra. Non cancella il percorso, ma lo misura. Dice che l’Akragas è forte, sì, ma non imbattibile. Dice soprattutto che il campionato è lungo e che nulla è scontato.

Ed è forse questo il vero senso del 2025 biancazzurro. Dopo la radiazione, dopo il rischio concreto di scomparire, chiudere un girone d’andata da protagonisti, con una squadra credibile e riconoscibile, era tutt’altro che garantito.

Non è stato l’anno dei sogni.
È stato l’anno in cui l’Akragas ha smesso di cadere.
E, per ripartire, era l’unica cosa che contava.

Il 2025 non è stato un anno da celebrare. È stato un anno da attraversare. Ma se qualcosa ha insegnato, è che l’Akragas può cadere, anche pesantemente, ma non scompare. Perché finché esiste una città pronta a riconoscere i propri errori e una società disposta a ricominciare senza scorciatoie, il calcio ad Agrigento ha ancora un domani. Il futuro non promette miracoli. Promette serietà. E, dopo tutto quello che è successo, non è poco. L’Akragas tornerà in campo per la prima di ritorno il 3 gennaio a Ragusa contro la Pro Ragusa.

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