La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 37 persone coinvolte, a vario titolo, nella maxi inchiesta che ha portato all’azzeramento di quattro mandamenti mafiosi storici del capoluogo siciliano. La maxi operazione, scattata otto mesi fa, culminò con l’arresto di ben 181 persone. Il provvedimento è firmato dai pubblici ministeri Giovanni Antoci, Felice De Benedittis e Andrea Fusco. Tre gli agrigentini coinvolti in quest’inchiesta: Pietro Capraro, 40 anni, ritenuto il boss della cosca di Villaseta; Gaetano Licata, 41 anni, considerato il vicecapo, e Gabriele Minio, 36 anni, che gli inquirenti ritengono uno degli affiliati alla locale famiglia mafiosa.
L’udienza preliminare è stata fissata per il 9 gennaio davanti al gup del tribunale di Palermo, Carmen Salustro. I tre agrigentini sono stati arrestati dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento nel dicembre dell’anno scorso nell’operazione contro la mafia di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle. In questo procedimento sono accusati di aver ceduto diverse partite di stupefacente, per un ammontare complessivo di 384 mila euro, ai boss del mandamento mafioso di San Lorenzo/Tommaso Natale: i fratelli Domenico e Nunzio Serio, Francesco Stagno e Mario Ferrazzano. Nei giorni scorsi la Dda ha chiesto la condanna a 20 anni di reclusione ciascuno per Capraro e Licata, mentre Minio, in precedenza, è stato rinviato a giudizio.
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