Liberare il centro storico dalle auto non è una fissazione ideologica né una guerra contro chi lavora o vive la città. È, prima di tutto, una scelta di visione. Continuare a ridurre il dibattito a una questione di parcheggi significa non aver compreso – o non voler comprendere – cosa voglia dire governare una città nel 2025.
Le città che oggi funzionano non sono quelle dove l’auto arriva ovunque, ma quelle dove lo spazio pubblico torna a essere abitato dalle persone. Dove camminare è normale, fermarsi è possibile, incontrarsi è naturale. Palermo, Firenze, Bologna, Siena lo dimostrano ogni giorno: meno auto non significa meno vita, ma più vita.
E non serve guardare lontano o rifugiarsi nei grandi modelli. Basta osservare realtà vicine e comparabili, come Caltagirone, dove i visitatori vanno semplicemente per passeggiare, fermarsi e ammirare le ceramiche, vivendo il centro storico come uno spazio naturale e non come una strada da attraversare in fretta.
Ad Agrigento, invece, il centro storico continua a essere trattato come una corsia di scorrimento o un parcheggio a cielo aperto. Una visione miope che mortifica un patrimonio urbano, culturale e umano che andrebbe protetto e valorizzato, non tollerato. Le auto non generano sviluppo: producono rumore, smog, insicurezza e allontanano la vita.
Pedonalizzare, se fatto con criterio e accompagnato da servizi adeguati, significa restituire dignità ai residenti, dare ossigeno al commercio di prossimità, rendere il centro più attrattivo e garantire maggiore sicurezza a bambini, anziani e famiglie. Significa scegliere una città più ordinata, più giusta, più vivibile.
Il resto è resistenza al cambiamento.
E la resistenza, nella storia delle città, non ha mai costruito futuro.
Se Agrigento vuole davvero dirsi Capitale della Cultura, deve partire da qui: dalle scelte concrete, quotidiane, visibili.
Questa è una di quelle che separano il passato dal futuro.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
