CANICATTÌ – Nel laboratorio Bonfissuto il Natale arriva sempre un po’ prima. Lo si capisce entrando nel nuovo punto vendita temporaneo, un pop-up “pop art” che resterà aperto per tre mesi e che già profuma di lievitati, mandorla e pistacchio. È qui che incontriamo Giulio Bonfissuto, volto giovane ma già affermato della pasticceria siciliana, che accoglie con il sorriso e una frase che spiega tutto: «Quest’anno ci siamo sbizzarriti».
Il trasferimento nel nuovo spazio – sempre a Canicattì, di fronte alla Villa Comunale – anticipa un passaggio importante: la nascita di una pasticceria-gelateria-caffetteria ancora più grande e moderna, dove si sposterà a breve l’intero laboratorio. Ma oggi l’attenzione è tutta sul dolce simbolo del periodo: il panettone.
Le novità: senza glutine, memoria familiare e ricerca continua
«La novità di quest’anno sono tre» racconta Giulio. La prima è il panettone al pistacchio senza glutine, un prodotto che nasce da un’esigenza concreta: «Ci siamo accorti che questa intolleranza è sempre più frequente. Abbiamo voluto farlo identico agli altri, stessa immagine, stessa linea, senza differenze né imbarazzi».
La seconda novità è anche la più intima: un panettone dedicato al fratello Vincenzo.
«È doveroso farlo» spiega. «I gusti sono fragole e fichi, gli ingredienti che lui andava a raccogliere nelle campagne dei nostri nonni. La domenica a casa non mancavano mai, preparati in mille modi: con la panna, col maraschino. Per me è un ricordo, e lui li amava davvero».
Il packaging è all’altezza del contenuto: una scatola blu elegante, raffinata, disegnata per trasformare un lievitato in un regalo di grande valore. E in effetti il panettone sta diventando sempre più un dono iconico: «Le aziende lo regalano ai dipendenti, famiglie lo scambiano a Natale. Sta diventando un simbolo festivo vero e proprio».
Dal cuore della Sicilia al mondo: 26 Paesi raggiunti
La stagione è iniziata da poco ma le vendite sono già alte, soprattutto verso chi spedisce i panettoni ai figli che vivono al Nord o all’estero. «Già stiamo vendendo moltissimo» rivela Giulio.
E poi c’è l’export, un fronte in continua crescita: «Ad oggi spediamo in 26 Paesi del mondo. La Spagna è quella che richiede di più, complice il boom del panettone italiano. Gli Stati Uniti ci seguono a ruota».
Tra i gusti più richiesti resta sovrano il pistacchio. Ma da dove arriva? Giulio lo chiarisce senza retorica: «Arriva anche da fuori, certo, e negli anni ci sono stati scandali. Noi cerchiamo sempre Sicilia, che non è necessariamente Bronte – perché Bronte non può sostenere tutta la produzione mondiale – ma resta un territorio dove tutto ciò che si coltiva ha qualità. Quindi sì: promuoviamo sempre il made in Sicily.»
Dolci da cesta e nuove proposte
Accanto ai panettoni, Bonfissuto propone una gamma di dolci secchi legati alla tradizione: torroncini, curruredda di Delia, pasta riccia di Canicattì, quadrelli alla mandorla e al pistacchio. «Sono perfetti per le ceste di Natale» spiega. «Sono prodotti identitari, che raccontano il territorio».
Pandoro, panettone e una nuova creatura: Cyber
L’eterna disputa fra pandoro e panettone non risparmia nemmeno Canicattì. «C’è chi ama l’uno, chi ama l’altro. Noi abbiamo creato anche il pandoro, lo scorso anno, ed è stato un successo enorme.»
Ma il vero protagonista del 2025 è un lievitato che rompe gli schemi: il Cyber.
Un impasto nero, crema agli arachidi e pesca, un gusto deciso e moderno, reso ancora più riconoscibile da un packaging dal design contemporaneo. «È stato un artista a creare l’illustrazione» puntualizza Giulio. «Non l’intelligenza artificiale. Ma il nome richiama il nostro tempo: quest’anno si parla molto di cyber e ci piaceva giocare su questo».
Un Natale che profuma di tradizione e innovazione
In chiusura, Giulio sorride e lancia il suo augurio:
«Con questo vi auguro buon panettone a tutti».
Un augurio semplice, diretto, sincero. Come la sua pasticceria: una miscela di tecnica, ricordi, innovazione e radici profondissime. Una Sicilia che cresce, sperimenta, esporta e conquista. Un laboratorio che diventa bottega, poi marchio, poi racconto. E che, anno dopo anno, continua a firmare un’idea di dolce capace di guardare lontano senza mai lasciare la propria terra.
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