Si chiama come San Francesco d’Assisi, e forse non è un caso: Francesco Coppola, con la stessa pazienza dei frati, in un tempo in cui tante tradizioni – non solo natalizie – si stanno perdendo, riporta la magia del presepe in città. L’artigiano ha lavorato giorno e notte da febbraio per realizzare oltre 300 pezzi di presepe artigianale, ora esposti nell’oratorio della parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù, in via Cicerone ad Agrigento.
«Lo faccio – ha spiegato ai nostri microfoni – perché voglio riportare l’attenzione su una tradizione di famiglia che si è andata perdendo. Quando vedo la gente entrare e i bambini stupirsi di questi presepi come se non li avessero mai visti, mi sento gratificato di tanta fatica».
Un’esposizione ricca di opere con diverse ambientazioni, comprese quelle orientali e siciliane. «Il mio è un presepe continentale, o nazionale se possiamo dire così. Quello che conta è riportare nelle nostre case il simbolo del Natale» aggiunge Coppola.
E scrutando le sue opere torna alla mente un tempo in cui Agrigento, nella sua semplicità, era fatta di tradizioni. Come non ricordare le bancarelle – oggi le chiameremmo mercatini, per imitare modelli internazionali – che si piazzavano in tre luoghi cruciali della città: nei pressi dello stadio Esseneto, in piazza Stazione e in piazzale Rosselli. Tre grandi bancarelle che, sin dalle festività di Ognissanti e dalla commemorazione dei defunti, iniziavano a esporre giocattoli di ogni tipo e alla portata di tutti. Piccoli doni in vista dei regali di Natale, quelli più attesi e spesso più costosi.
Le stesse bancarelle, qualche settimana dopo, si trasformavano in punti vendita di presepi e addobbi per l’albero. Era una festa anche solo passeggiare e guardare tutta quella merce esposta. Dopo Natale, poi, vendevano tutto il necessario per il veglione di fine anno: dai “botti” – quelli autorizzati, non quelli illegali – alle ghirlande e ai cappellini. Altri tempi.
Oggi vediamo alberi di Natale che invadono le piazze, spesso imitazioni – non sempre riuscite – di qualunque città europea. Tradizioni perdute, un vero peccato soprattutto nell’anno di Agrigento Capitale Italiana della Cultura, dove nei giorni scorsi sono stati presentati centinaia di eventi ma senza traccia della nostra identità siciliana: presepi artigianali e mostre legate alle tradizioni locali forse meritavano maggiore attenzione.
Ma torniamo a Francesco Coppola. Un tempo autotrasportatore, ha conosciuto la malattia, poi la guarigione, e infine la parrocchia di padre Giammusso, che lo ha accolto. Oggi, quasi in segno di gratitudine verso il cielo e verso gli altri, dedica il suo impegno a riportare il presepe nelle nostre case. Anche come idea regalo.
Andate a visitarlo in via Cicerone e pensate al Natale come a qualcosa di nuovo, sì, ma fondato su tradizioni vere, radicate e autentiche della nostra Sicilia.
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