Vertice teso sul contenzioso da 22 milioni tra Siciliacque e Aica: Nobile chiede alla Regione un intervento straordinario per evitare il collasso
Vertice teso ieri mattina alla Regione Siciliana sul contenzioso da 22 milioni di euro tra Siciliacque e Aica.
A chiedere l’intervento del governo regionale è stata la presidente dell’azienda idrica agrigentina, Danila Nobile, che ha sollecitato un ruolo diretto del presidente Renato Schifani per sbloccare una vertenza ormai divenuta insostenibile per i bilanci della società pubblica.
Durante la riunione convocata dall’assessore all’Energia Francesco Colianni, Siciliacque ha ribadito la propria posizione e dettato le condizioni per una possibile transazione: pagamento immediato di 10 milioni e saldo del resto in rate mensili da 700 mila euro.
Una proposta che per Aica, già costretta a operare in costante tensione finanziaria, avrebbe un impatto tale da compromettere la capacità di gestione e di investimento.
Da qui la richiesta alla Regione di un finanziamento straordinario che permetta di evitare il dissesto finanziario.
La società di sovrambito ha chiarito che eventuali riduzioni potranno riguardare soltanto interessi e spese accessorie, non la quota capitale, considerata legata a forniture già erogate. Siciliacque ha inoltre avvertito che, in assenza di un accordo entro il 21 novembre, procederà a garantire ad Aica solo la fornitura minima prevista per legge, pari a 50 litri al secondo per abitante.
Una prospettiva che aprirebbe scenari critici sull’approvvigionamento idrico di diversi comuni agrigentini.
Sul fronte dell’acquedotto Favara di Burgio, Aica ha rivendicato la competenza territoriale, ma la Regione ha dato ragione a Siciliacque, riconoscendo la gestione all’ente sovrambito. Un punto che aggiunge ulteriore tensione tra le parti.
Nel pomeriggio, la presidente Nobile ha convocato sindaci, sindacati e rappresentanze politiche per organizzare un fronte comune in grado di esercitare pressione sulla Regione, nella speranza di ottenere fondi utili a scongiurare il collasso finanziario.
L’obiettivo è quello di chiedere risorse da inserire nelle finanziarie regionale e nazionale a sostegno della gestione pubblica del servizio idrico.
«Senza queste somme – ha avvertito Nobile – la società consortile avrebbe i giorni contati».
Intanto i disagi toccano direttamente i cittadini. Da una settimana diverse zone di Agrigento – tra cui via Manzoni, via Acrone, via Callicratide e l’area del campo sportivo – non ricevono acqua.
Aica attribuisce il disservizio a un guasto sulla condotta di via Acrone, mentre residenti e famiglie con minori e disabili lamentano la totale assenza di comunicazioni chiare sui tempi di ripristino.
A rispondere direttamente ai cittadini è stata la stessa presidente Nobile con un video messaggio pubblicato sui social.
«Oggi è stata una giornata molto importante per il futuro del servizio idrico nella provincia di Agrigento – ha detto Nobile –. Abbiamo partecipato, su delega del presidente Schifani, all’incontro con l’assessore Colianni, il direttore generale Vallone e i vertici di Siciliacque per affrontare il tema del diniego alla proposta conciliativa che il Tribunale di Palermo nel 2024 e poi nell’ottobre 2025 avevano ritenuto percorribile».
Nel video, Nobile ha ribadito con fermezza che la risorsa idrica dell’Acquedotto Favara di Burgio «appartiene al territorio agrigentino» e ha chiesto che venga riconsegnata ai comuni e ai cittadini.
«È inaccettabile – ha aggiunto – che venga ancora preteso da Aica il pagamento di un’acqua che nasce, scorre e serve il nostro territorio. Nessuno ha mai detto che non appartenga all’Agrigentino: semplicemente, oggi esiste una convenzione che va superata. Chiediamo che quella risorsa torni a casa».
La presidente ha inoltre denunciato una diffida inviata da Siciliacque, che impone ad Aica il pagamento integrale del debito residuo entro il 21 novembre, pena la riduzione del servizio idrico.
«Abbiamo informato Procura, Prefettura, forze dell’ordine e Protezione civile – ha spiegato – perché una diffida di questo tipo non ha precedenti. Aica non permetterà mai che venga messo a rischio il diritto all’acqua dei cittadini. Lotteremo con tutte le forze per proteggere un bene pubblico e garantire la sopravvivenza di un’azienda che appartiene alla collettività».
Sul piano dei rapporti con i Comuni, il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, ha annunciato il pagamento di 120 mila euro di fatture arretrate, pur vantando un credito superiore ai 500 mila euro nei confronti di Aica.
«Lo abbiamo fatto come gesto di responsabilità – ha detto Palumbo –. Spero che altri colleghi seguano l’esempio. Chi non rispetta gli obblighi e mette a rischio la tenuta della società dovrà assumersene la responsabilità».
Il confronto, dunque, resta aperto e teso. E la sensazione è che, senza un intervento rapido della Regione, la crisi idrica agrigentina rischi di trasformarsi presto in un nuovo caso di emergenza pubblica.
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