AGRIGENTO – “L’indagine della Procura di Palermo su politici, appalti pilotati e affari nella sanità investe Agrigento e dice quanto sia vitale che il voto di primavera diventi un processo di liberazione da chi vorrebbe restare e da chi vorrebbe tornare”.
Lo afferma Nuccio Dispenza, portavoce dell’Area Progressista di Agrigento, che interviene dopo gli ultimi sviluppi giudiziari che hanno scosso il panorama politico e sanitario siciliano.
“I magistrati palermitani – dichiara Dispenza – hanno fatto luce su un ‘vizietto’ antico, mai messo in soffitta, che ha frenato, e continua a frenare, la crescita civile della città e della provincia; un vizietto che condiziona la vita delle famiglie, che nega il lavoro a chi vuole restare o tornare. Quella dei magistrati è la risposta a chi si interroga sul perché la sanità non funziona, sul perché chi soffre il dramma di un tumore non può disporre di una efficiente radioterapia. I responsabili hanno un nome e un cognome, e sono quelli che giocano con la vita degli altri, solo per il business.”
Parole dure, che arrivano a pochi mesi dalle elezioni amministrative e che puntano il dito contro un sistema di potere che – secondo Dispenza – avrebbe bloccato ogni possibilità di sviluppo.
“A primavera – aggiunge – toccherà agli agrigentini liberarsi di questa crudele ipoteca, toccherà non solo a chi si riconosce nell’Area Progressista, ma anche a chi è stato turlupinato dalla peggiore destra d’Italia e a chi non ha votato. È giunto il tempo di farlo, per il bene di ciascuno di noi, per il bene comune.”
Un appello accorato, dunque, quello dell’Area Progressista, che trasforma l’inchiesta giudiziaria in un’occasione di riflessione politica: una chiamata alla responsabilità collettiva per rompere definitivamente con logiche clientelari e interessi privati che, da troppo tempo, gravano sulla città e sulla sua sanità.
“Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco ne’ le vicende ne’ le persone”. Lo dice l’ex presidente della Regione siciliana, Toto’ CUFFARO, segretario nazionale della Dc, in merito all’inchiesta per corruzione su presunti appalti pilotati, coordinata dalla procura di Palermo che ha chiesto gli arresti domiciliari per lui e per altre 17 persone. Il politico era stato condannato a 7 anni con verdetto divenuto definitivo nel 2011, per favoreggiamento alla mafia. Aveva lasciato il carcere nel 2015 dopo avere scontato 4 e 11 mesi grazie all’indulto di un anno e allo sconto per buona condotta. “Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”, aggiunge.
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