A Canicattì cresce l’allarme povertà. Quella che un tempo era una città vivace e produttiva, oggi si trova a fare i conti con una recessione senza precedenti, che colpisce trasversalmente ogni categoria sociale: dall’imprenditore agricolo all’artigiano, dal commerciante al pensionato.
I volontari della San Vincenzo lanciano l’allarme: ogni mese vengono assistite circa 500 famiglie, per un totale di oltre 3.000 persone. Numeri che raccontano una crisi profonda, legata al crollo del mercato dell’uva da tavola, alla flessione dei consumi e alla chiusura di numerose attività commerciali.
«Purtroppo – spiega la presidente Giusy Marchese Ragona al quotidiano La Sicilia – in questi anni sono aumentate le richieste di aiuto da parte delle famiglie. Non si tratta solo di stranieri o di persone provenienti da altri Paesi, ma anche di tanti canicattinesi che fino a poco tempo fa conducevano una vita dignitosa e che oggi si trovano in gravi difficoltà».
Molti di loro, raccontano i volontari, non avevano mai chiesto aiuto prima. Oggi invece attendono con speranza un pacco di generi alimentari o un supporto morale, segno di un disagio che non è solo economico ma anche sociale.
La San Vincenzo di Canicattì, composta da una sessantina di volontari, opera nelle parrocchie della città e nella “Casa della Carità” nel quartiere Borgalino, dove si tengono anche corsi di alfabetizzazione per stranieri, doposcuola per bambini, laboratori di cucito e bazar dell’usato.
Una rete di solidarietà che cerca di colmare le falle di un sistema in affanno. Ma la presidente Ragona avverte: «La situazione rischia di peggiorare ulteriormente quando verrà meno il reddito di cittadinanza. Facciamo il possibile, ma servono interventi concreti per sostenere chi è rimasto indietro».
Canicattì è oggi lo specchio di una Sicilia in difficoltà, dove la povertà non è più un’emergenza marginale, ma una realtà diffusa che coinvolge famiglie, lavoratori e piccoli imprenditori.
Fonte: La Sicilia
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