La terza sezione della Corte di Appello di Palermo ha inflitto la condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione nei confronti di un netturbino cinquantottenne di Favara, arrestato sette anni fa, con le accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni ai danni della figlia. Confermata, dunque, la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Agrigento nel settembre 2023. In quell’occasione vennero condannati anche i parenti del principale imputato: 6 mesi di reclusione ciascuno alla moglie e due cognati per il reato di favoreggiamento. Anche per loro sentenza di primo grado confermata. I fatti contestati all’imputato principale, risalgono al periodo, che va dal gennaio del 2016 al settembre del 2017.
Sono tanti gli episodi. Il netturbino avrebbe avuto nella sua disponibilità anche una pistola, mai ritrovata, con cui avrebbe minacciato la figlia. In un’occasione, il padre-nonno si sarebbe introdotto nella stanza, dove si trovava la figlia insieme ai bambini, e l’avrebbe picchiata, poi si sarebbe spogliato e avrebbe tolto i vestiti a lei, abusando sessualmente della ragazza. Violenze sessuali ripetute, ma anche aggressioni e minacce, instaurando all’interno della famiglia, un clima invivibile e di paura. Dalle indagini è emerso dopo la denuncia della vittima, anche i tentativi degli altri familiari di scagionare il capofamiglia. Significativi i contenuti delle conversazioni, intercettati e registrati, nella sala d’attesa dei carabinieri di Agrigento, dove erano stati convocati per essere interrogati.
Tra loro parlando dicevano di negare il verificarsi di qualsiasi abuso, rimproverando alla donna di aver “lavato in pubblico i panni sporchi”. E avrebbero concordato di raccontare agli investigatori di fare passare la congiunta, di avere sempre avuto l’abitudine di inventarsi le cose.
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