Si chiude con una condanna e tre assoluzioni lo stralcio abbreviato del processo, con il rito abbreviato, scaturito dall’inchiesta che lo scorso luglio ha fatto luce sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Sciacca, ma anche sui rapporti con politica e imprenditoria del territorio agrigentino. Il gup del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, ha condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione Domenico Friscia, 62 anni. Il pubblico ministero aveva chiesto quasi il doppio della pena ma il tribunale, pur confermando l’appartenenza a Cosa nostra, ha escluso per Friscia il ruolo di capomafia.
Il 62enne è stato, inoltre, assolto dal reato di voto di scambio. I pubblici ministeri della Dda di Palermo, a conclusione della requisitoria, avevano chiesto la condanna dei 4 imputati. Assolti Giuseppe Marciante, accusato di associazione mafiosa (i pm avevano chiesto 13 anni); l’ex consigliere comunale di Sciacca Vittorio Di Natale, 50 anni, accusato di scambio elettorale politico mafioso (8 anni) insieme a Rosario Catanzaro, 65 anni, la cui richiesta di condanna era di 6 anni e 8 mesi. La famiglia mafiosa di Sciacca avrebbe tentato di condizionare l’andamento delle elezioni nel 2022.
Il boss Friscia avrebbe incontrato Di Natale, un tempo in Forza Italia con cui provò ad entrare all’Ars, per poi candidarsi con la lista Onda al consiglio comunale. Ottenne 305 voti ma non fu eletto.
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