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Home » Favara » Due tragedie, una sola famiglia

Due tragedie, una sola famiglia

2 Ottobre 2025
in Favara, Cronaca, top2
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Favara, il destino si accanisce ancora: la tragedia di Marianna Bello richiama il dramma di via del Carmine

Quindici anni dopo, lo stesso quartiere piange un’altra giovane vita

Favara sembra non avere pace. Ci sono luoghi che restano impressi nella memoria collettiva come cicatrici mai guarite, e quell’asse che unisce via del Carmine e piazza Libertà, meglio nota come “Conzo”, ne è la prova più dolorosa.

Il 23 gennaio del 2010, proprio in via del Carmine, un crollo improvviso cancellò per sempre i sorrisi di Chiara Pia e Marianna Bellavia, due sorelline travolte dal collasso della loro casa. Le immagini di quella tragedia – i vicini che scavavano tra le macerie con le mani nude, i soccorritori disperati, la comunità paralizzata dal dolore – sono rimaste scolpite nella storia recente della città.

Quindici anni dopo, nello stesso quartiere, la sorte si accanisce ancora. Ieri mattina, a pochi metri di distanza da quel luogo maledetto, la furia dell’acqua ha inghiottito Marianna Bello, 38 anni, madre di tre figli. Era scesa dalla sua auto, rimasta impantanata in piazza Libertà, quando un’ondata di acqua e fango l’ha travolta, trascinandola nel canalone che attraversa la città e che, dopo il Vallone Cicchillo e il fiume Naro, sfocia fino al mare di Cannatello.

Il destino, beffardo e crudele, intreccia i fili di queste due storie: Marianna Bello è infatti cugina delle sorelline Bellavia. La stessa famiglia, già segnata dalla perdita più lacerante, si ritrova oggi a vivere un nuovo incubo, sotto gli occhi di un’intera comunità attonita.

Favara trattiene il respiro. Le ricerche non si fermano: vigili del fuoco, carabinieri, polizia, protezione civile, sommozzatori e volontari battono ogni metro del canalone. Ieri sera un elicottero dell’Aeronautica e alcuni droni hanno sorvolato dall’alto la zona, mentre decine di uomini setacciavano via terra e lungo i corsi d’acqua. Ma della donna, al momento, nessuna traccia.

C’è una differenza, però, rispetto a quel maledetto giorno del 2010: allora si scavava tra le macerie di una casa crollata. Oggi si cerca in un fiume di fango e detriti, reso impenetrabile dalla pioggia e dalla forza dell’acqua.

E mentre la sera cala su Favara, resta una speranza, fragile e tenace: che i tre bambini possano riabbracciare la loro mamma. Viva, contro un destino che sembra voler infliggere a questa città ferite su ferite.

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