«La Sicilia è tutta una dimensione della memoria», scriveva Leonardo Sciascia. E forse non c’è frase più adatta per raccontare ciò che è accaduto sabato 27 settembre al Museo della Badia di Licata, durante il convegno Le radici del futuro – Chiattulidda Fest 3, le radici del passato. Una giornata per scoprire che le radici del passato sanno ancora generare germogli di futuro.
Protagonista indiscusso è stato Tony Rocchetta, a cui è stato consegnato il titolo di Custode dell’identità territoriale da Nino Sutera, agronomo e coordinatore della Rete Nazionale dei Borghi De.Co. Non un riconoscimento formale, ma un gesto di gratitudine verso chi si spende ogni giorno per recuperare memorie, proteggere semi e restituire dignità a un patrimonio genetico e culturale che appartiene a tutti. “Un traguardo che non appartiene solo a me, ma all’intera comunità – ha detto Rocchetta – perché custodire le nostre radici significa dare futuro alle prossime generazioni”.
A rendere più chiaro il senso della serata sono state le parole di Domenico Vecchio, direttore di Agrigento Oggi, che ha raccontato con sincerità la parabola di una generazione cresciuta con i dolci confezionati e i panettoni arrivati dal nord, abbinati a bollicine che allora sembravano sinonimo di modernità. Una generazione che, col tempo, ha imparato a guardarsi dentro, scoprendo la ricchezza dei propri grani antichi, la forza del miele siciliano, il gusto autentico dei panettoni al pistacchio e persino la fierezza delle nuove bollicine prodotte ai piedi dell’Etna. “Oggi – ha ricordato – abbiamo acquisito consapevolezza. Sappiamo di avere eccellenze che il mondo ci invidia, e questa consapevolezza dobbiamo difenderla e raccontarla, perché è identità, è orgoglio, è futuro”. VIDEO
Eloquente l’intervento dell’assessore alla Cultura Carmelinda Callea, che ha sottolineato come lavorare sulle radici non significhi chiudersi nel passato, ma trasformarle in strumenti di identità e sviluppo. Un invito collettivo a sentirsi parte di una comunità che cresce custodendo la propria memoria non come reliquia, ma come scintilla di rinascita.
C’è qualcosa di profondamente poetico nel vedere un titolo come quello di Custode dell’identità territoriale consegnato a chi della terra siciliana ha fatto missione e passione. Perché alla fine le radici non sono catene, ma radici vive da cui germoglia il domani. E il domani, a Licata, ha già cominciato a mettere i suoi germogli.








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