Si è spento a soli 53 anni Massimo Lazzaro, operatore turistico molto conosciuto e stimato in città. Una vita piena di entusiasmo, di voglia di vivere e di amore per la sua famiglia, soprattutto per la mamma, che ha sempre accompagnato con dedizione.
Amato dai giovani e apprezzato per la sua gentilezza e il suo sorriso contagioso, Massimo lascia un vuoto incolmabile. Con lui se ne va anche un pezzo di memoria collettiva: il “Re di Maddalusa”, come molti lo ricordano, capace di rendere speciale ogni incontro.
Tanti lo hanno voluto salutare sui social, ricordandone i gesti, la bontà d’animo, il legame con la sua terra e con il suo mare africano, che osservava ogni giorno dalle mura di casa. Accanto a lui, sempre, il suo adorato cagnolino Yoyo, compagno inseparabile.
«Compà, non avrei mai voluto scrivere questo post – lo ricorda un amico – ti voglio pensare sorridente, con quella luce che non ti ha mai abbandonato. Ci lasci troppo presto, ma resti un mito della nostra infanzia e della nostra città».

Il commento: Massimo Lazzaro era uno di quegli agrigentini che conoscevano tutti, da sempre. Anche chi, come me, forse non ci aveva mai scambiato una parola, sapeva perfettamente chi fosse: bastava incrociarlo per strada o sentirne parlare. Massimo Lazzaro, appunto.
Aveva solo tre anni più di me, eppure l’ho sempre percepito come molto più grande. Sempre circondato da amici, belle ragazze, già negli anni Ottanta lo si vedeva sfrecciare con il suo Ciao Piaggio, capelli al vento e un’aria di libertà. Era cresciuto forse prima degli altri, costretto da una situazione familiare sicuramente più complicata della nostra.
Viveva in via Dante, cresciuto tra partite con l’Atari, il motorino e i tanti simboli di quell’epoca, un tempo in cui le cose bisognava conquistarle e desiderarle a lungo prima di ottenerle. Andò molto presto in Spagna, alternando periodi di grande disponibilità economica ad altri più difficili. Sui giornali si parlò di lui per fatti di cronaca; si diceva commerciasse anche in pellicce. Attorno alla sua figura sono nate leggende di provincia. E sì, stava sempre con ragazze bellissime. Ricordo una che sposò, mi pare fosse spagnola: una storia da film.
Gli amici d’infanzia lo ricordano con affetto: «Ci si incontrava una volta ogni morte di Papa, ma quando si gioca insieme da bambini quel legame rimane per sempre». «Ed era davvero così: ogni volta che ci incontravamo, il saluto era sempre sincero e cordiale, come accade tra persone che condividono ricordi lontani.»
Un brutto male lo ha portato via troppo presto.
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