Agrigento 2025, la sfida è aperta: “Criticare è facile, ma servono tempo, coesione e responsabilità”
Nel pieno del dibattito su Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, arriva la voce di chi, dall’interno dell’amministrazione comunale, sceglie di parlare con franchezza. Un consigliere comunale di maggioranza, infatti, interviene per fare il punto su quanto sta accadendo intorno a un progetto tanto ambizioso quanto complesso, riconoscendo senza esitazioni le criticità emerse finora.
“È vero, la gestione è stata deludente sotto molti punti di vista – ammette –. Ritardi, disorganizzazione, difficoltà di comunicazione e una macchina amministrativa non sempre all’altezza dell’evento hanno minato un percorso che doveva e poteva essere meglio guidato”. Un’ammissione non scontata, che arriva però accompagnata da una riflessione più ampia: “Amministrare una città come Agrigento, con problemi strutturali e finanziari ereditati da decenni, non è facile. Chi oggi guida la città si è ritrovato a gestire un carico enorme, spesso senza strumenti adeguati”.
Il consigliere lancia anche un monito a chi cavalca la critica come strumento politico o personale: “Da troppo tempo siamo abituati a criticare a prescindere. Spesso senza conoscere davvero i limiti e le sfide quotidiane. Lo si fa per rancori, opportunismo, o anche per sfiducia, ma il risultato è lo stesso: si danneggia Agrigento”.
L’invito, allora, è a cambiare prospettiva. “Serve abbandonare la logica del tutto e subito. I processi culturali e amministrativi richiedono tempo, visione, e soprattutto coesione. La rinascita di una città come Agrigento è un’opera ventennale, fatta di pazienza e serietà”.
Pur difendendo l’operato dell’amministrazione, il consigliere non chiude la porta alla critica costruttiva, anzi la sollecita: “È giusto segnalare ciò che non va, ma le critiche devono accompagnarsi alla volontà di costruire. Altrimenti, diventano solo rumore sterile”.
Infine, una presa di posizione chiara: “Agrigento non può permettersi di perdere questa occasione. Dobbiamo decidere se stare dalla parte di chi rema o di chi affonda la barca. Io ho scelto: sto con chi costruisce. Anche quando è difficile. Anche quando è impopolare”.
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