Lo scrittore e giornalista Raimondo Moncada ha raccontato sui social questa personale e paradosale esperienza con le difficolta di raggiungere da Agrigento alcune località siciliane: “Partecipare a un evento legato alla giornata del sollievo innervosendosi, stressandosi, poco prima dell’arrivo ad Agrigento, in ospedale, dove attendevano me e il dottore Nino Sandullo per gli interventi.
Arrivati a Porto Empedocle dopo chilometri di andatura quasi a passo d’uomo dietro un insuperabile camion, lungo l’unico tratto della Sicilia (Castelvetrano-Gela) non coperto da autostrada ma dalla statale 115, abbiamo ulteriormente rallentato a passo di lumaca dietro una fila interminabile di automezzi per un restringimento della carreggiata, divenuta a una corsia, per uno scavo nei pressi dell’incrocio per contrada Caos.
“Abbiamo anticipato il vostro momento. Dove siete?” chiedevano nel frattempo al telefono a Nino dall’ospedale, invitandoci a fare presto.
“Stiamo arrivando” rispondeva Nino poco prima di piantare i freni dell’auto e cominciare ad assistere a una modificazione del nostro sistema nervoso per niente simpatico.
Dopo dieci minuti chiedevo a Nino di richiamare gli organizzatori e di dire che eravamo bloccati, dentro una fila della quale non si vedeva la fine.
“Fate parlare tutti gli altri previsti dopo di noi. Speriamo di arrivare presto”.
Dopo il Caos, il via libera, la libertà. Il sollievo di arrivare a intervenire alla giornata del sollievo, anche se con il corpo inquinato dallo stress.
Sul sentiero della vita, è stato il tema delle tre tavole rotonde all’ospedale di Agrigento, con medici, psicologi, psicoterapeuti, assistenti spirituali, aggiustatori d’animo, dove poi ci siamo rilassati e pure emozionati.
Un’esperienza formativa, ricca.
Al ritorno, abbiamo incontrato ancora lo stesso tappo stradale. Ma ormai potevamo stare in macchina anche ore, coricati pure sul sedile posteriore: non avevamo più impegni immediati e ci siamo goduti serenamente il tempo estraniandoci, parlando, sempre dietro un camion. Abbiamo parlato di neuroscienze (Nino, che è un pozzo di conoscenze), del potere della meditazione, della lettura, dell’arte e della bella compagnia.
“Ti devi togliere questa pancia!” mi ha consigliato Nino, verso l’arrivo a Sciacca. Io mi sono meravigliato e mi sono chiesto: “Sarà stato tutto lo stress vissuto in quindici minuti a Porto Empedocle?”.
È accaduto ieri. Oggi mi sono svegliato rivivendo le stesse scene, col sollievo di non essere più per strada e di riuscire a superare ogni imprevisto ostacolo.
P.S. Le città di Palermo e Trapani sono molto più vicine da Sciacca rispetto al capoluogo e le autostrade, comode e sicure, ti fanno innervosire molto molto di meno”.
Il racconto di Raimondo Moncada presenta una riflessione esistenziale dal sapore quasi filosofico.
Il giornalista costruisce abilmente un contrasto ironico tra il tema dell’evento – la “giornata del sollievo” – e l’esperienza di stress vissuta nel raggiungerlo, creando una tensione narrativa che sostiene l’intero testo.
La geografia siciliana diventa protagonista: la statale 115, “l’unico tratto della Sicilia non coperto da autostrada”, emerge come metafora delle contraddizioni infrastrutturali dell’Isola.
Moncada dilata i momenti di tensione e accelera quelli di risoluzione, svelandoci l’esperienza psicologica vissuta e nello stesso tempo mette il dito su una piaga: la mancanza di una efficiente rete stradale che colleghi bene Agrigento con altre città siciliane.
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