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Home » Favara » Omicidio Lorena Quaranta: ergastolo per l’ex fidanzato

Omicidio Lorena Quaranta: ergastolo per l’ex fidanzato

20 Maggio 2025
in Favara, Cronaca, evidenza
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I giudici della quinta sezione della Cassazione hanno condannato alla pena dell’ergastolo, Antonio De Pace, l’infermiere calabrese di 32 anni, per aver ucciso la favarese Lorena Quaranta il 31 marzo del 2020 nell’abitazione che i due condividevano a Furci Siculo nel Messinese. Rigettato il ricorso dei legali difensori, gli avvocati Bruno Ganino e Salvatore Staiano, con la richiesta di annullare nuovamente la sentenza emessa dalla Corte di assise di Appello di Reggio Calabria al termine del processo d’appello “bis” in cui i giudici non hanno concesso nessuna attenuante, e confermato il carcere a vita per l’ex fidanzato della giovane favarese.

Accolta invece la richiesta del sostituto procuratore generale di Cassazione, Simonetta Ciccarelli, che nella sua requisitoria in udienza davanti ai supremi giudici aveva chiesto per l’imputato il carcere a vita. La vicenda era tornata per la seconda volta in Cassazione dopo che i giudici ermellini avevano annullato la prima condanna all’ergastolo chiedendo ai giudici di appello di valutare la sussistenza delle attenuanti generiche per “stress da Covid”. “Non era né malato mentale, né c’era alcuno stress”, hanno chiarito i giudici.

I legali in una memoria di quasi trenta pagine, contestavano la decisione dei giudici di appello, in particolare, lamentavano “una motivazione illogica, contraddittoria, apodittica; specialmente carente e in acuizione di avversità con la sentenza di Cassazione che, rinviando, richiedeva, in specie, che nel commisurare la pena venisse tenuto conto dell’influenza della condizione psicoemotiva vissuta dal De Pace”. All’epoca del terribile omicidio fu lo stesso De Pace a chiamare i carabinieri al telefono: “Venite, ho ucciso la mia fidanzata”.

Lorena Quaranta sarebbe stata picchiata, colpita con una lampada da comodino e infine strangolata. Il movente non è mai stato del tutto chiarito. L’infermiere calabrese era stato dichiarato capace di intendere e di volere, quindi imputabile, al termine della perizia effettuata per conto della Procura dal professore Stefano Ferracuti che aveva riscontrato l’assenza di “disturbi psichiatrici” nel ragazzo, all’epoca dei fatti vittima di una “importante condizione ansiosa”.

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Tags: ergastoloomicidio
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