Dopo Favara e Cattolica Eraclea, anche i sindaci di Raffadali, Sciacca e Grotte chiedono le dimissioni del presidente Cantone e invocano il commissariamento
AGRIGENTO – Si allarga il fronte dei sindaci soci di Aica (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) che chiedono un cambio al vertice del consiglio di amministrazione. Dopo settimane di malumori, ora arrivano prese di posizione nette e ufficiali, con alcuni amministratori che si rivolgono persino al governo regionale per invocare il commissariamento.
A guidare la spinta è stato il sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza, già presidente dell’assemblea dei sindaci, che ha chiesto le dimissioni del presidente del Cda Settimio Cantone. Sulla stessa linea si sono schierati i sindaci di Favara, Antonio Palumbo, e di Cattolica Eraclea, Santo Borsellino. A loro si sono aggiunti oggi, in modo esplicito, anche i primi cittadini di Raffadali, Silvio Cuffaro, di Sciacca, Fabio Termine, e di altri Comuni.
Al centro della protesta, una gestione ritenuta opaca, priva di visione strategica, lontana dalle esigenze reali dei territori. «Nessun investimento serio in manutenzione e ammodernamento delle reti, nessun piano industriale chiaro», accusano i sindaci. Il giudizio complessivo è netto: serve un radicale cambio di passo, e per questo si chiede un segnale forte.
L’assemblea dei sindaci potrebbe presto essere convocata ufficialmente a Sciacca per discutere della situazione e mettere ai voti la mozione di sfiducia verso il Cda e in particolare verso il direttore generale e il presidente Settimio Cantone. In alternativa, i sindaci più critici valutano anche di interpellare direttamente la Regione Siciliana per avviare la procedura di commissariamento dell’ente.
La tensione è cresciuta dopo l’annuncio da parte di Cantone e della direzione aziendale di azioni legali contro i sindaci che, secondo loro, avrebbero leso l’immagine dell’azienda. Un’uscita che ha ulteriormente irrigidito i rapporti istituzionali.
Intanto, Aica continua a essere al centro di polemiche su disservizi, interruzioni, carenze infrastrutturali e soprattutto mancanza di trasparenza nelle scelte gestionali. Una situazione che rischia di diventare esplosiva in un momento in cui l’intero territorio è chiamato a rispondere a un’emergenza idrica senza precedenti. Leggi anche: Appalto rete idrica “truccato”? Iacono: “Aica avrebbe dovuto vigilare, si attivi la gestione commissariale”.
L’interrogazione parlamentare: “Verificare l’opportunità di commissariare il servizio”
Alla bufera locale si aggiunge ora il fronte parlamentare. La deputata del Partito Democratico Giovanna Iacono ha presentato una interrogazione a risposta orale ai ministri delle Infrastrutture, dell’Ambiente e degli Affari Regionali per chiedere chiarezza sull’affidamento da oltre 37 milioni di euro per la nuova rete idrica di Agrigento, finito al centro delle recenti indagini per corruzione.
Il documento è stato sottoscritto anche dai deputati Peppe Provenzano, Anthony Barbagallo, Stefania Marino e Fabio Porta. Secondo l’ipotesi investigativa, l’appalto sarebbe stato assegnato a un consorzio privo dei requisiti economici e organizzativi, attraverso un presunto meccanismo corruttivo che vedrebbe coinvolti dirigenti e funzionari pubblici.
«Il caso – ha dichiarato Giovanna Iacono – solleva profonde preoccupazioni sull’efficacia e la trasparenza della gestione delle risorse pubbliche, oltre che sull’impatto diretto per i cittadini. Per questo chiediamo al Governo di valutare l’attivazione di una gestione straordinaria e commissariale del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, a garanzia di legalità, funzionalità e trasparenza per un servizio essenziale come quello dell’acqua».
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