Il gup del tribunale di Palermo, Carmen Salustro, ha rinviato a giudizio l’imprenditore Michele Russo, 45 anni, di Sciacca, Antonina Friscia, 79 anni, di Sciacca, accusata di favoreggiamento aggravato per aver aiutato uno degli indagati ad eludere le investigazioni, e l’ex dirigente della Protezione civile Maurizio Costa, 64 anni, di Favara, a cui non vengono contestati reati associativi. Costa risponde di corruzione per una vicenda legata all’imprenditore Marciante. Non luogo a procedere perché non punibile per Michele Galluzzo, 52 anni, di Sciacca. La prima udienza, per i tre imputati rinviati a giudizio, è stata fissata per l’11 giugno prossimo.
I pubblici ministeri della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, Francesca Dessì e Maria Pia Ticino, avevano chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 9 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta che lo scorso luglio ha fatto luce sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Sciacca, ma anche sui rapporti con politica e imprenditoria del territorio agrigentino. A tre dei nove indagati viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Si tratta di Domenico Friscia, 61 anni, ritenuto il nuovo capomafia di Sciacca; Giuseppe Marciante, 37 anni, ritenuto la mente imprenditoriale del clan e Michele Russo, 45 anni, entrambi saccensi.
Costa – secondo l’accusa – avrebbe attestato falsamente il possesso di una certificazione dell’azienda indispensabile per avere l’appalto per la costruzione dell’Hub vaccinale di Sciacca. In cambio la ditta avrebbe svolto a casa sua lavori di giardinaggio e opere di consolidamento. Agli atti anche altri affidamenti diretti: dai lavori per lo sgombero e ripristino del manto stradale a Lucca Sicula e Caltabellotta arrivando anche all’intervento di recinzione della famosa Scala dei Turchi di Realmonte. Il tribunale del Riesame, poche settimane dopo, annullò l’arresto di Costa.
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