Il pulmino che li avrebbe dovuti portare in tribunale, partito dal carcere Pagliarelli di Palermo, è rimasto in panne sulla statale 189, la Palermo-Agrigento. I detenuti hanno atteso l’arrivo di un nuovo mezzo che, poco dopo, ha avuto la stessa sorte del primo: si è guastato durante il viaggio. Gli imputati reclusi in carcere sarebbero dovuti comparire davanti al giudice del Tribunale di Agrigento al processo scaturito da un’inchiesta su un maxitraffico di droga scoperto a luglio del 2023, quando venne sequestrato nelle acque siciliane un peschereccio con 5,3 tonnellate di cocaina.
Il processo che vede alla sbarra imputati di nazionalità russa, tunisina, azera, italiana e ucraina, dunque, non si è potuto celebrare, e il pubblico ministero partito da Palermo, dodici avvocati arrivati dalla Calabria, due interpreti venuti anche loro da Palermo, sono dovuti tornare indietro senza aver svolto alcuna attività.
La vicenda risale a due anni fa quando un Atr 72 del Comando operativo aeronavale, della Guardia di Finanza in servizio di ricognizione nel Canale di Sicilia, rilevò l’avvicinamento a un cargo battente bandiera della Repubblica di Palau, il Plutus, del peschereccio “Ferdinando D’Aragona”, partito dalle coste calabresi. La ‘nave madre’ si fermò ai limiti delle acque territoriali e diversi pacchi furono accatastati sul ponte per poi essere scaricati in mare mentre si avvicinava il peschereccio italiano, che nel frattempo aveva disattivato il sistema di localizzazione Ais, per recuperare il carico.
I finanzieri scoprirono che i pacchi contenevano cocaina per un valore un miliardo e mezzo di euro: uno dei carichi di droga più ingenti mai intercettati e poi sequestrati. I membri degli equipaggi vennero fermati. Alcuni degli indagati sono già stati condannati in abbreviato.
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