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Home » Canicattì » Canicattì, Manifesti contro la Traslazione della Salma di Rosario Livatino

Canicattì, Manifesti contro la Traslazione della Salma di Rosario Livatino

redazione online Di Carmelo Vella
25 Febbraio 2025
in Canicattì
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Canicattì, Manifesti per Rosario Livatino: “Lasciatelo Riposare con i Suoi Cari”

“Rosario Livatino, magistrato e martire. Lasciatelo riposare con i suoi genitori, non separatelo dai suoi cari. Silere non possum (non posso tacere)”, citando Sant’Agostino. Queste le parole che, da ieri, compaiono su cartelloni stradali affissi nelle principali vie di Canicattì, in memoria del giudice Rosario Angelo Livatino e dei suoi genitori. L’iniziativa è stata promossa dal giornalista Vincenzo Gallo, cugino del magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 in un agguato a Contrada Gasena, alle porte di Agrigento. Il messaggio è stato accolto anche da gruppi di cittadini, singoli e associazioni che si oppongono alla traslazione della salma di Livatino.

Il prossimo 9 maggio, in occasione del quarto anniversario della beatificazione di Rosario Livatino, è prevista la traslazione della sua salma dal cimitero di via Nazionale alla chiesa di Santa Chiara, dove sarà collocata in una teca appositamente realizzata. L’obiettivo è trasformare la chiesa in un Santuario dedicato al beato, simbolo di fede, giustizia e legalità. L’annuncio è stato dato da monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, durante l’Assemblea diocesana del 29 ottobre scorso, proprio nella chiesa di Santa Chiara, in occasione della memoria liturgica del beato.

L’annuncio di monsignor Damiano aveva suscitato polemiche, ma fino ad oggi nessuna posizione ufficiale era stata presa sulla vicenda. Ora, l’affissione dei manifesti esprime il disagio di una parte della città riguardo alla traslazione della salma. I preparativi per l’evento sono già in corso, ma le associazioni locali come “Tecnopolis” e “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”, che da anni si occupano di valorizzare la figura del magistrato-martire, non si sono ancora espresse pubblicamente, così come la curia, il clero cittadino e l’amministrazione comunale.

Il messaggio lanciato dai manifesti è chiaro: una parte della città desidera che il corpo di Rosario Livatino rimanga nella cappella di famiglia nel cimitero di via Nazionale, un desiderio che i suoi genitori, in particolare il padre avvocato Vincenzo Livatino, avevano espresso prima della loro morte. La città si trova ora divisa su una questione che, a pochi mesi dall’evento, non ha ancora trovato un consenso unanime.

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