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Home » Cultura » Pietro Germi e la Sicilia: un amore raccontato in un saggio di Raimondo Moncada pubblicato da VGS libri

Pietro Germi e la Sicilia: un amore raccontato in un saggio di Raimondo Moncada pubblicato da VGS libri

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
25 Febbraio 2025
in Cultura
il libro di raimondo Moncada su su Pietro Germi

il libro di raimondo Moncada su su Pietro Germi

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Nei giorni scorsi è stato presentato a Sciacca il saggio del giornalista e scrittore Raimondo Moncada “Pietro Germi. Gli anni felici in Sicilia” per le edizione VGS libri, di Agrigento, coraggiosa casa editrice diretta da Graziella Pecoraro.
Abbiamo intervistato l’autore per conoscere questa interessante novità editoriale che sta già riscuotendo l’interesse della critica e l’attenzione di molti lettori e non solo di quelli innamorati di Germi e della Sicilia.
Domanda: che taglio ha dato al suo saggio sul regista Pietro Germi?
Raimondo Moncada: questo libro nasce innanzitutto come tesi di laurea sulla sua filmografia di Germi, con particolare riferimento ai cinque film girati in Sicilia e con un focus finale su Germi e Sciacca. Mi sono posto una domanda: cosa è venuto a fare un uomo del nord, di Genova in Sicilia nell’immediato dopoguerra? Coda lo ha portato qua conosceva Sciacca, la mia città? Perché ha girato a Sciacca il suo primo film nel 1948 “In nome della legge”

Perché poi qualche anno dopo è tornato ancora in Sicilia, a Favare per girare il secondo film e in altre località sino al 1964. Ho cercato i luoghi di Germi, come San Michele che è la zona più alta di Sciacca, ma anche la Badia Grande, la chiesa di Santa Maria dell’Itria. Scenografie per film drammatici e per commedie anche divertenti, satiriche, grottesche, ironiche come “Sedotta e abbandonata”.

Ma sono andato anche alla ricerca del sentimento, dell’animo di Pietro Germi che film dopo film si è innamorato di Sciacca e della Sicilia. Una ricerca ampia, leggendo tantissimi libri che io ho trovato alla biblioteca Aurelio Cassar di Sciacca, nella biblioteca di Menfi, nella biblioteca regionale di Palermo, e nella fornitissima cineteca di Bologna, ma anche sul Giornale di Sicilia, sull’l’Unità, sul Kronion di Sciacca, quest’ultimo si è scagliato nel 1949 contro Germi perché ha ritenuto offensiva l’immagine che ha dato di Sciacca.

Ho scritto questo testo per conoscere l’emozione primigenia, l’emozione che ha spinto quest’uomo del nord nell’estremo sud, l’emozione di un uomo molto riservato anche un po’ nevrotico, che si isolava nella vita privata, uno che aveva pochi amici, ma che poi si è ritrovato con tanti amici a Sciacca a cui ha scritto molte lettere, ricevendo da questi amici doni come bottiglie di vino, di d’olio. Così ancora oggi abbiamo l’associazione Pietro Germi, diretta da Vincenzo Raso, che ha raccolto tanti cimeli legati a quei due film e legati anche a Pietro Germi.


Domanda: Quali sono i temi della filmografia di Germi che trovano più spazio nel suo saggio ?
Raimondo Moncada: Germi ha denunciato la condizione in cui versava al suo tempo il Sud. Mentre nel Nord avevamo il boom economico, c’era un notevole sviluppo culturale, industriale nel Sud si sperava nell’emigrazione. Sperava che l’opinione pubblica intervenisse, che la politica facesse qualcosa, voleva che i siciliani prendessero coscienza. Germi non rappresenta la Sicilia seguendo certi stereotipi del tempo, seguendo certi pregiudizi, certo ha dato una rappresentazione neorealista di Sicilia come terra piuttosto arretrata, poco tranquilla, con molti problemi.

Ma ha rappresentato tutto ciò attraverso molte sfaccettature. Ha seguito la metafora della chitarra, con cui puoi suonare diverse arie, drammatiche, ironiche, comiche. Oggi molti critici, come per esempio Mario Sesti hanno rivalutato a Pietro Germi, c’è un recupero della sua arte. La critica non aveva trattato bene Germi, ma lui è andato per la sua strada.


Domanda: Ha qualche aneddoto su Germi in Sicilia?
Raimondo Moncada: E’ arrivato in Sicilia grazie alle frequentazioni con Federico Fellini. Il giovane Federico Fellini ha collaborato nei primi film di Pietro Germi compresi “Il nome della legge” e
“Il cammino della speranza”. Si dice che sarebbe stato Federico Fellini a suggerire a Pietro Germi di venire in Sicilia. Fellini di ritorno dalla Libia dove era stato durante la seconda guerra mondiale, per dirigere un film, sugli ultimi Tuareg e quando gli Alleati stavano entrando a Tripoli, raggiunse con un aereo Castelvetrano e si innamorò di questa cittadina, del sole della Sicilia, della sua gente.

Più tardi propose a Pietro Germi, incontrandolo a Roma, la sceneggiatura del film “In nome della legge” e gli suggerì di realizzarlo in Sicilia. Nella squadra degli sceneggiatori di quel film c’è anche Federico Fellini e in quel caso Germi scelse Sciacca e, arrivato nella nostra Isola, frequentò artisti siciliani, ma anche gente comune. Non mi risulta invece che sia venuto ad Agrigento.

Domanda: Cinque film siciliani ( In nome della Legge; Il Cammino della Speranza; Gelosia; Divorzio all’Italiana; Sedotta e abbandonata) molto diversi fra loro; dal primo film sulla mafia, ad un altro sulle illusioni dell’emigrazione, ma anche su conflitti di classe, su storie matrimoniali… in questi cinque film deve avere scoperto in Sicilia un universo molto complesso, molto ricco…
Raimondo Moncada: Sì, ha affrontato temi diversi: la povertà, il mondo contadino, la schiavitù delle miniere, l’emigrazione, la lotta di classe, l’amore passionale, la differenza tra i vari ceti sociali (c’era chi non aveva un tozzo di pane e e chi passeggiava con l’ombrellino sotto il sole)
I primi tre film sono ispirati a opere letterarie, sono film drammatici.

C’è la Sicilia in piena crisi e poi nella prima metà degli anni 50, il tentativo negli anni Cinquanta di riscattarsi, come vediamo nel film “Il Ferroviere”. C’è una trilogia operaia e piccolo borghese e poi ci sono i film che hanno dato il nome a un genere famoso in tutto il mondo: la commedia all’italiana, con “Divorzio all’italiana” e “Sedotta e abbandonata”. Si tratta di momenti diversi: dall’immediato dopo guerra, agli anni Cinquanta del boom economico, agli anni 60 in cui comincia rivoluzione dei costumi. Germi vede una Sicilia in movimento, in cambiamento, in trasformazione.

Cambiata, cambiata rispetto a quando era venuto nel 1949 a Sciacca. La Sicilia entra con il pianto, con “Il nome della legge” e con “Il cammino della speranza” e anche con “Gelosia”, ma ne esce con il sorriso, con la forza anche di prendersi in giro, con “Divorzio all’italiana” che gioca sull’impossibilità di divorziare dalla propria donna e con la possibilità di utilizzare le corna per uccidere la propria moglie e avere una pena lieve.

Gli ultimi film traggono ispirazione dalla vita quotidiana, dalla cronaca, dai giornali, da quello che sente, da quello che succede. “Sedotta e abbandonata” è un episodio di cronaca, tratta della ribellione della donna, di una giovane donna, Agnese, Stefania Sandrelli, tratta della violenza carnale nei confronti dei minorenni, tratta del matrimonio riparatore. Germi denuncia tutto ciò, ma le denuncia per cambiarle, per migliorare tutto. Prima avevamo i contadini con la lupara a tracolla, i mafiosi sui cavalli, i siciliani sottoterra centinaia di metri a dare il sangue; poi troviamo gente che va al mare in vacanza, a rilassarsi. È un’altra Sicilia, una Sicilia in trasformazione.

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Tags: Pietro Germi
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