La Sagra del Mandorlo in Fiore e il Festival Internazionale del Folklore tornano nel prossimo marzo ad animare Agrigento.
La nuova edizione, la settantasettesima, si svolgerà dall’8 al 16 marzo
La manifestazione fa parte della vita di tre generazioni di agrigentini. Sono però ormai pochi coloro che l’hanno vista nascere e dunque non molti ne conoscono le origini.
La prima edizione si svolse ad Agrigento la domenica del 14 febbraio del 1937. Annunciata dalle pagine del Giornale di Sicilia del 12 febbraio e raccontata in un articolo del 16 febbraio, corredato da una foto del tempio di Giunone e da un maestoso mandorlo fiorito.
Bisogna però andare ad una giornata d’inverno di tre anni prima, cioè del 1934 per andare agli albori della Sagra.
In una saletta dell’Hotel des Temples, attorno ad un caffè, alcuni gentiluomini cominciarono a sognare di festeggiare la precoce primavera agrigentina con una manifestazione folkloristica.
Uno dei protagonisti di quella giornata racconterà agli amici i particolari di un incontro storico.
Così anche noi oggi possiamo immaginare di vedere il Conte Alfonso Gaetani, trentenne aristocratico di Naro e l’ambasciatore di Francia a Roma, conte Charles de Chambrun discutere delle bellezze della Valle dei Templi e possiamo immaginare che appena dopo quella conversazione cominciò balenare nella mente del conte agrigentino l’idea di allestire un appuntamento gioioso, una festa per celebrare la fioritura dei mandorli nella Valle del Paradiso, sotto la Fulgentissima Naro.
Presto quell’idea cominciò a camminare da sola e camminò da Naro verso Agrigento, verso la splendida Valle dei Templi dove già a gennaio fioriscono spesso i primi mandorli. E così nacque la Sagra del Mandorlo in Fiore.
La prima giornata della manifestazione, il 14 febbraio 1937, fu funestata dalla pioggia, così si dovette rinunciare allo spettacolo previsto nella spianata del tempio di Giove e i canterini di val D’Akragas e quelli Etnei si esibirono sul palco del teatro municipale, il Regina Margherita (oggi Pirandello).
Nei primi posti c’erano le autorità fasciste della provincia e i loro invitati.
I canterini di Val D’akragas si esibirono cantando e danzando canti e nenie quali “Canta Agrigento”, “O rinninedda”, “Jamuninni a Santulì”, “A la funtana”, “Tammuriniata a San Calò”, “Rapsodia siciliana”. Tutte esaltavano la bellezza della terra agrigentina, la religiosità popolare, le migliori tradizioni dell’anima siciliana.
Insieme ai canti folkloristici vennero inevitabilmente intonati i canti del regime più conosciuti, come Giovinezza, Giovinezza.
La mattina invece poté regolarmente tenersi la sfilata dei carretti siciliani, arrivati da ogni provincia, con partenza da Piazza Municipio sino ai Templi.
Due ali di folla seguirono per tutto il tragitto i carri, su alcuni dei quali suonavano e cantavano ragazze e ragazzi con i costumi popolari della Sicilia antica, riprodotti fedelmente già allora sulla scorta di testimonianze storiche o secondo le tradizioni locali.
Dopo il battesimo del 1937 e il significativo successo ottenuto, dalla seconda alla quarta edizione (1938-1940) la Sagra viene gestita dagli organismi locali fascisti, in particolare dal dopolavoro.
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