“L’emergenza idrica è un problema strutturale: fonti idriche a secco, fiumi e torrenti ormai prosciugati, laghi ridotti a pozzanghere e terreni aridi con la diretta conseguenza che la gente è disperata, con particolare riferimento alle fasce più deboli della popolazione, l’agricoltura e gli allevamenti sono al collasso così come il settore turistico- alberghiero.
Inoltre, abbiamo appena scoperto, che i paesi riforniti dalla diga Castello, fra cui Favara, rischiano , nell’arco di due mesi, di rimanere letteralmente a secco”. Lo afferma in una nota Pasquale Cucchiara consigliere comunale di Favara.
“In questo scenario apocalittico, le soluzioni individuate dalla direttiva congiunta emanata dalla protezione civile regionale, insieme alla prefettura, sono peggio del male – continua Cucchiara -. Infatti, dalla riunione del 14 agosto è emerso che debbano essere i sindaci a ricercare nuove fonti di approvvigionamento idrico all’interno del proprio territorio, anche tramite trivellazioni e con l’acquisto di autobotti. Si tratta di soluzioni fantasiose figlie di una politica nazionale e regionale che tende a scaricare tutte le proprie irresponsabilità e inefficienze sugli amministratori locali che, in troppi casi, operano praticamente senza un centesimo in tesoreria e con un personale comunale non adeguato a queste sfide”.
“In particolare – sottolinea il consigliere comunale -, la ricerca di nuove fonti tramite trivellazioni significa aggredire sommariamente un territorio a dispetto di ogni ragionevole criterio di consolidamento del nostro precario sistema idrogeologico e non assicura affatto di tamponare la crisi entro i fatidici due mesi. Inoltre, questo sistema mette, di fatto, i comuni in concorrenza e ridimensiona il ruolo di Aica e Ati. Secondo il mio punto di vista, dovrebbero essere proprio questi Enti di natura provinciale a gestire la crisi secondo principi democratici soprattutto rispetto all’utilizzo di pozzi e nella visione di operare eventuali requisizioni di fonti private. Un esempio potrebbe essere la requisizione, anche in via provvisoria, di parte degli invasi che gestisce la multinazionale privata ‘Acqua Vera Santa Rosalia’ a Santo Stefano di Quisquina”.
“A mio avviso – aggiunge Cucchiara -, è necessario che la politica trovi delle soluzioni di immediata attuazione e valuti l’utilizzo di navi dissalatori e che vengano pianificati opere di risanamento della condotte idriche colabrodo, degli invasi, delle dighe e che vengano stanziati dei fondi straordinari e emergenziali per la rifunzionalizzazione del dissalatore di Porto Empedocle ormai ridotto a ferraglia. Bisogna anche individuare le responsabilità delle ditte che hanno gestito gli invasi e le dighe al fine di fare chiarezza sulla vicenda a difesa degli interessi dei cittadini”.
“Infine, come fatto in passato, ritengo politicamente necessario affermare che questa ampiamente prevedibile crisi idrica sia stata causata dall’inadeguatezza del centro destra di governo che, in questi anni, a partire dal ministro per la protezione civile ed ex presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, non hanno avviato delle politiche strategicamente complessive del sistema idrico. Nei prossimi giorni – conclude -, presenterò un documento politico che metterò a disposizione della deputazione nazionale di Alleanza Verdi – Sinistra”.
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