“Bisogna agire immediatamente per attuare il Piano d’emergenza approvato da Roma poco più di una settimana fa. Non c’è più tempo da perdere”. È questo il messaggio che il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, ha rilanciato ieri in un vertice convocato insieme ai prefetti delle province più colpite dalla crisi idrica in parte dovuta alla siccità. I territori interessati sono Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani.
Complessivamente 20 milioni di euro sono in arrivo da Roma come prima tranche di aiuti, per trivellare o riattivare nuovi e vecchi pozzi ed evitare che città e paesi restino a secco durante la stagione estiva.
I Comuni, i Consorzi di bonifica, gli enti delegati alla gestione del servizio idrico e soprattutto le Ati, le Assemblee territoriali idriche formate dai Comuni e i responsabili dell’approvvigionamento e della diffusione dell’acqua potabile, hanno in mano la fetta più grossa del Piano d’emergenza, ma che a tutt’oggi, per buona parte delle opere, non hanno ancora i progetti pronti, pur in presenza di tutte le deroghe consentite dalla crisi.
Nel frattempo il sindaco di Cammarata Giuseppe Mangiapane ha requisito un pozzo di acqua non potabile, che in dieci giorni ha fornito agli allevatori, attraverso un punto di approvvigionamento al Borgo Callea, oltre un milione di litri per dissetare gli animali. “Nel nostro territorio – dice – abbiamo 35 mila ovini e 5 mila bovini che non possono certo morire di sete”.
Due giorni fa il sindaco ha scritto alla Regione e alle autorità competenti segnalando la grave crisi del comparto zootecnico.
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