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Home » Politica » Legge sull’Autonomia differenziata: Realtà, propaganda e ipocrisie della politica

Legge sull’Autonomia differenziata: Realtà, propaganda e ipocrisie della politica

21 Giugno 2024
in Politica
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e con il Presidente della Camera Roberto Fico,al Parlamento in seduta comune per la cerimonia di giuramento 
(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e con il Presidente della Camera Roberto Fico,al Parlamento in seduta comune per la cerimonia di giuramento (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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L’approvazione definitiva da parte della Camera dei Deputati del Ddl sull’Autonomia differenziata delle regioni a Statuto ordinario, arrivata il 18 Giugno alla fine di una seduta fiume notturna, ha suscitato timori e perplessità in molti cittadini, alimentati, spesso volutamente, da questa o quell’altra parte politica. Ma proviamo a spiegare, senza addentrarci troppo in tecnicismi, cosa prevede, in sintesi, la legge appena licenziata dal Parlamento e per la quale si attende adesso solo la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Iniziamo subito col dire che si tratta di una legge puramente procedurale che stabilisce le regole e il percorso che le regioni devono seguire per ottenere maggiore autonomia sulle 23 materie indicate nel testo, in ossequio all’art. 116 della Costituzione, e che dunque non attribuisce automaticamente alle stesse alcun potere o competenza in maniera immediata. Step fondamentale nel percorso di concessione dell’autonomia sarà la determinazione da parte del Governo (entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Ddl) dei cosiddetti Lep, livelli essenziali delle prestazioni, ovvero i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale ed il cui finanziamento, determinato probabilmente sulla spesa storica, sarà esteso anche alle regioni che non chiederanno la devoluzione. Dunque, niente Lep (e finanziamento) niente Autonomia. Lo Stato e le regioni avranno 5 mesi per trovare un’intesa che sarà decennale. Pur essendo da sempre un cavallo di battaglia della Lega di Salvini ed uno dei punti dell’ultimo programma della coalizione di centrodestra, il tema dell’Autonomia differenziata è stato negli anni al centro dell’agenda di quasi tutte le maggiori forze politiche. Nel 2018 il Governo Gentiloni, a trazione Partito Democratico, aveva persino avviato un percorso di Autonomia differenziata formalizzando un accordo preliminare con le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sempre nel 2018, l’Autonomia differenziata costituiva uno dei punti programmatici del contratto di governo Lega-M5S, su cui fu, costruito il governo gialloverde dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e nel 2019 la troviamo nel programma-accordo del governo giallorosso M5S-PD, il Conte 2. Il resto è storia dei giorni d’oggi, con una parte politica, il centrodestra, che rivendica la bontà di un provvedimento legislativo che mira, a loro dire, a rendere il Paese più efficiente e moderno, e la parte politica opposta, quasi tutta la sinistra, che seppur in passato sosteneva la necessità dell’Autonomia differenziata, adesso grida al pericolo di una spaccatura dell’unità nazionale.

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Tags: autonomia differenziata
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