Il coraggio del segretario nazionale del Partito Socialista celebrato anche dagli studenti.

Come programmato, dal sindaco Antonio Palumbo, dal vice presidente della Fondazione culturale “Calogero Marrone” , Rosario Manganella e dal dirigente scolastica, Gabriella Bruccoleri, nella mattinata di oggi, proprio nella via a Lui a suo tempo dedicata, è stata scoperta una lapide, per ricordare il suo sacrificio; il sacrificio di Giacomo Matteotti, Segretario nazionale del Partito Socialista Unitario, assassinato da squadristi fascisti, il 10 giugno 1924.
Assassinato perché alcuni giorni prima, ed esattamente il 30 maggio 1924 nella prima riunione della nuova Camera, eletta con la legge Acerbo, e chiamata ad approvare il risultato delle elezioni, ha tenuto un coraggiosissimo discorso.
Matteotti era intervenuto a braccio, in Parlamento, nell’Aula della Camera, cioè in Parlamento, tempio della democrazia, con la sua consueta foga; aveva contestato la validità delle elezioni, dicendo che si erano svolte con tanti imbrogli, non poche illegalità e pure sotto la minaccia “di una milizia armata” al servizio del Capo del governo che era Mussolini. Una montagna di abusi, commessi dai fascisti per risultare vittoriosi alle elezioni.
Alla cerimonia di stamattina a Favara, erano presenti, alcune decine di ragazzi della scuola primaria, accompagnati dalle loro insegnanti. Ed all’inizio, dopo la lettura della lapide, da parte di un alunno, c’ è stato qualche intervento da parte di Rosario Manganella, del Sindaco Palumbo e di qualche altro, …. Tutti a sottolineare che Matteotti è stato un martire che ha consapevolmente sacrificato la sua vita contro la logica liberticida della cultura e prassi fascista, che non tollerava la libertà di pensiero.
Concetto quest’ultimo ripreso da qualche altro intervento, in cui si sottolineava con forza la necessità di non accettare mai la logica del pensiero unico. Giacché Dio ci ha creato diversi e vuole che diversi dobbiamo restare. Ognuno con i suoi propri doni e talenti diversi, per contribuire tutti al bene comune, nella diversità anche di opinione, sale e fondamento della democrazia, da considerare sempre una grande ricchezza.
La figura di Matteotti, in più di un intervento, è stata messa accanto a quella di don Giovanni Minzoni, prete e parroco nel ravennate, martire anche lui, l’anno precedente, dell’intolleranza fascista, a cui è dedicata in Agrigento, la grande piazza davanti alla Cattedrale ed al Seminario Arcivescovile, dove si formano i futuri preti.
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