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Home » L’angolo di don Diego » Festa di San Giuseppe Lavoratore: la dignità e la sicurezza sul posto di lavoro

Festa di San Giuseppe Lavoratore: la dignità e la sicurezza sul posto di lavoro

Valentina Alaimo Di Diego Acquisto
30 Aprile 2024
in L’angolo di don Diego
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Mese che inizia domani, dedicato tradizione cattolica alla Madonna, l’umile fanciulla di Nazareth di nome Maria. Mese che inizia con la festa dello sposo di  questa  fanciulla Maria, cioè di Giuseppe, il santo festeggiato come lavoratore perché artigiano, falegname; che, proveniente  dalla Giudea, – e precisamente dalla piccola città di Bethelem dove era nato e viveva –  per motivi di lavoro si era recato in  Galilea, precisamente  a Nazareth,  una sperduta e trascurata città, dove aveva incontrato la fanciulla del suo amore: Maria.

E  il primo maggio  festeggiando S. Giuseppe lavoratore,  in suo onore, c’è anche  la festa della dignità del lavoro, o meglio festa del lavoro, dato che storicamente come festa civile del lavoro – dobbiamo dirlo – è iniziata tanti anni prima delle festa religiosa. Infatti, si badi bene che in Italia come festa civile era  iniziata nel 1890. Poi, durante il ventennio fascista (1922-1945), a partire dal 1924, la celebrazione della festa del lavoro, anziché al 1° maggio fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta  – dobbiamo precisarlo – giorno civile-festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”. E così durante tutto il ventennio mussoliniano.

Questa festa civile, fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale e la  vittoriosa lotta dei partigiani nel 1945, mantenendo sempre   lo status di giorno festivo.

 Dieci anni dopo,  Papa Pio XII nel 1955  decise di ricordare S. Giuseppe come lavoratore, patrono di artigiani e operai, proprio il 1° maggio, nel giorno della festa dei lavoratori. Perché nel Vangelo Gesù è chiamato “il figlio del carpentiere”.

E ricordare S. Giuseppe, in questo giorno significa per la Chiesa   riconoscere   la  grande dignità del lavoro in qualsiasi settore si svolga. Lavoro come  dovere dell’uomo,  prolungamento dell’opera divina  del Creatore.

Per questo Papa Francesco spesso nei suoi interventi, invita a pregare per i lavoratori e  parla del problema lavoro, quello che c’è e quello che manca. Più  di una volta ha detto : “A nessuno manchi il lavoro, tutti abbiano la giusta retribuzione”. Ha denunciato che  la dignità del lavoro -troppo spesso – è calpestata,….a ancora  oggi ci sono tanti schiavi”, “Preghiamo per coloro che lottano per avere giustizia nel lavoro” e “preghiamo anche per gli imprenditori buoni, per gli imprenditori onesti che portano avanti il lavoro con giustizia e negli ultimi tempi data la situazione in Italia….dove gli incidenti sul posto di lavoro si ripetono con preoccupante frequenza…il Papa non ha mancato di fare sentire…ripetutamente…. la sua voce

Ma oltre a quella del Papa,  altre voci ci  sono state, non solo da parte degli addetti ai lavori, per esempio i sindacati, che quasi sono costretti, e sicuramente lo faranno anche  il primo maggio, ma anche da parte di tante persone che frequentano la Chiesa, che andando magari a Messa per onorare e venerare S. Giuseppe Lavoratore,  sicuramente pregheranno  per i lavoratori pregheranno anche perché una sana e corretta politica  non solo perché sappia far crescere l’occupazione e diminuire i disoccupati …ma anche e soprattutto per assicurare un lavoro sicuro…senza il pericolo di morire sul posto di lavoro…per mancanza di tutte quelle attenzioni, quegli accorgimenti, quell’osservanza delle norme già di legge….finalizzata alla sicurezza sul posto di lavoro, perché la vita è la cosa più  importante, la tutela della vita è e deve essere al primo posto…prima di ogni cosa e la vergogna di questi continui incidenti  mortali sul posto di lavoro… deve finire….deve finire.

Da tempo si parla di questa  drammatica   situazione …. Da tempo si parla della necessità di una cultura nuova, una cultura nuova in  fermento    per  seguire anche  a Favara e  ad Agrigento i cambiamenti culturali legati ai cambiamenti strutturali del mondo del lavoro,…. Cambiamenti legati al processo di globalizzazione e a quella   che è  comunemente  chiamata   “quarta rivoluzione industriale”  legata alla digitalizzazione ed a tutto quello che la digitalizzazione  significa …e si vuole indicare con questo termine …..

Si parlava del ruolo determinante e propulsivo delle autonomie locali, in pratica delle Regioni, (una volta anche delle Province) e dei Comuni che dovevano e devono valorizzare di più   il potenziale umano di intelligenze giovanili, la cui emigrazione in massa al Nord, – si diceva – sarebbe stata il più grave danno al Meridione. Un Meridione che si poteva ritrovare  senza più energie, solo con anziani e bambini,  destinato   ad un futuro di povertà e di miseria.

Cosa che però è regolarmente avvenuta e continua ad avvenire. E su cui è necessario finalmente intervenire, non più a parole, ma con provvedimenti concreti. Basta con comportamenti politici ambigui o  pericolosamente  furbeschi.

 Tante parole dette e scritte nel recente passato regolarmente trascurate, che,   a leggerle adesso, spesso risultano di grande attualità o addirittura profetiche. 

Adesso, al di là di ogni inutile recriminazione, è  il  momento  per tutti di fare di più, di più per il lavoro, di più per la tutela della vita, di più per impedire che avvengano incidenti mortali sul posto di lavoro, di più  per la dignità del lavoratore, di più per creare a livello locale  occupazione, evitando di sfruttare le leggi solo per i propri parenti, consanguinei,  amici  e clienti.   Con  impegno,   coscienza, competenza e determinazione disinteressata, unicamente finalizzata al bene comune, bisogna fare di più  da parte di tutti, ciascuno nel proprio ambito e ruolo di responsabilità; di più per creare occupazione e dare serenità a tante famiglie ed a tanti giovani.

 I  Sindacati  devono riprendere il loro ruolo combattivo, per affiancare e magari pungolare l’impegno delle Autorità locali, che poi, democraticamente, devono chiedere il consenso dei cittadini.

Per questo è necessario evitare lo scollamento in atto tra politica e vita concreta; scollamento che può costituire la disgrazia più grave di questo periodo.

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