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Home » Scuola » “La Divina Commedia è letteratura mondo.”, la professoressa Castiglione e il “Dantedì” al Liceo Empedocle

“La Divina Commedia è letteratura mondo.”, la professoressa Castiglione e il “Dantedì” al Liceo Empedocle

Redazione Di Chiara Contino e Miriana Moschiera
10 Aprile 2024
in Scuola, Progetto Giornalismo Liceo Empedocle
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“La Divina Commedia è letteratura mondo.” La professoressa Castiglione non saprebbe definirla meglio.
Nella giornata del 26 Marzo, il Liceo Classico Empedocle ha celebrato il “Dantedì” sotto la sapiente guida del professore Gaetano Di Giacomo, della professoressa Milena Romei e della preside Marika Helga Gatto che hanno invitato due ospiti di eccezione:la professoressa Maria Castiglione, docente di Linguistica italiana presso l’Università degli studi di Palermo, e la professoressa e attrice Marcella Lattuca, che ha impreziosito l’incontro con due emozionanti performance, con l’accompagnamento magistrale degli studenti del Liceo Musicale. La Castiglione ha presentato un’interessante relazione sul plurilinguismo dantesco, noi abbiamo avuto l’occasione di ascoltarla. Ma qual è la forza di Dante? Secondo la Castiglione, non c’è autore che riesca a rappresentare come Dante le nostre insicurezze, le nostre debolezze e i nostri desideri. La Divina Commedia non è soltanto un’opera letteraria, ma è ricca di geografia, cronaca e attualità. Un’opera sulla vita e sulla morte, un mondo che riesci a toccare con mano, “in Dante non c’è un confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti, non c’è un confine tra ciò che vorremmo e potremmo essere”, afferma la docente universitaria. Come la figura di Beatrice che Dante continua a far vivere nel suo racconto. Beatrice non solo continua a vivere, ma acquisisce per il poeta maggiore maturità che desidererebbe anche lui.

La relazione della professoressa si è basata sulla stratificazione plurilingue in Dante le cui opere sono arricchite da una molteplicità di dialetti e lingue quali arabismi, francesismi, latinismi, ecc..
La Castiglione ha sfatato dei miti comuni:abbiamo sempre creduto che il volgare siciliano fosse il padre della lingua italiana, o almeno così Dante ci ha dato modo di pensare, ma abbiamo imparato che Dante non ha mai letto testi in siciliano puro ma tradotti in volgare bolognese. Il siciliano non sará il dialetto fondante della nostra lingua ma il suo contributo rimane prezioso. L’incontro ha offerto importanti spunti di riflessione a una platea di studenti interessati e coinvolti.

Chiara Contino e Miriana Moschiera

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