Saranno discusse il prossimo 13 marzo davanti il tribunale del Riesame di Palermo le posizioni dei tre indagati coinvolti nella sparatoria, avvenuta lo scorso 28 febbraio nel parcheggio della rivendita di auto di Villaggio Mosè, costata la vita al trentottenne Roberto Di Falco, di Palma di Montechiaro, colpito mortalmente da un proiettile esploso dalla pistola che lui stesso impugnava.
Gli avvocati Santo Lucia e Antonio Ragusa chiedono di annullare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli, nei confronti dei tre indagati: Angelo Di Falco, 39 anni, Domenico Avanzato, 36 anni e Calogero Zarbo, 40 anni. Sono accusati, in concorso, di omicidio mediante errore, tentato omicidio e porto illegale di arma in luogo pubblico o aperto al pubblico.
Anche se la pistola da cui è partito il colpo mortale, nonostante le ricerche, non è stata trovata. È quasi certo che dietro all’aggressione, sfociata poi in tragedia, ci siano motivi economici e, in particolare, un assegno scoperto di cinquemila euro utilizzato dal commerciante di auto per acquistare un’auto da Angelo Di Falco, principale indagato e fratello della vittima.
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