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Home » Cronaca » Giro di armi e droga: chiesto il rinvio a giudizio di boss e quattro fedelissimi

Giro di armi e droga: chiesto il rinvio a giudizio di boss e quattro fedelissimi

3 Gennaio 2024
in Cronaca, dalla città, Top
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Il procuratore di Agrigento, Giovanni Di Leo, ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone accusate di un maxi giro di droga e armi. Si tratta del boss Antonio Massimino, 55 anni di Agrigento, attualmente detenuto al 41 bis e condannato a 20 anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta “Kerkent”, del nipote Gerlando Massimino, 30 anni, Gabriele Miccichè, 33 anni, Marco Caruana, 44 anni e Giovanni Tedesco, 33 anni. Tutti devono rispondere di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e detenzione illecita di armi e i soli Antonio Massimino e Miccichè anche accusati di estorsione.

L’udienza preliminare, davanti al Gup del Tribunale di Agrigento Iacopo Mazzullo, è stata fissata per il primo febbraio. Gli imputati hanno nominato come difensori gli avvocati Alfonso Neri e Salvatore Pennica.

I fatti risalgono al periodo compreso fra il dicembre del 2018 e il febbraio dell’anno successivo. L’indagine, svolta sul campo dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, scaturisce da quella che, il 5 febbraio del 2019, ha portato all’arresto dei due Massimino trovati con un mini arsenale nascosto nei pressi di una villa. Per quest’ultima vicenda Antonio Massimino è stato condannato a 7 anni e 4 mesi di carcere; il nipote, condannato in primo grado, in appello è stato poi assolto e il verdetto, per entrambi, è diventato definitivo.

Le intercettazioni e le riprese effettuate dai militari dell’Arma avrebbero consentito di individuare anche un giro di cocaina, hashish e marijuana. Ai due Massimino e a Miccichè viene contestato di avere organizzato il trasporto di 125 grammi di cocaina commissionandolo al pizzaiolo Marco Caruana che, nello stesso giorno della cattura di Massimino, fu arrestato dopo che i carabinieri finsero un controllo casuale per cui, in seguito, ha patteggiato 2 anni e 8 mesi di reclusione.

Secondo la Procura Antonio Massimino avrebbe ordinato a Caruana e Miccichè di spostare la droga dal magazzino alla sua villa e Gerlando Massimino con la sua auto avrebbe fatto da apripista durante il trasporto. Al solo Miccichè viene contestato di avere smerciato a due persone 40 panetti di hashish, del peso di 4,2 chilogrammi oltre a 200 grammi di marijuana, e della detenzione e della ricettazione del piccolo arsenale, tra cui tre pistole clandestine e tre penne pistola, per cui sono stati arrestati e finiti a processo i Massimino.

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