Con due distinti decreti, il primo il primo luglio scorso ed il secondo di poco più di una settimana fa, esattamente il 21 agosto, l’arcivescovo-metropolita di Agrigento Mons. Alessandro Damiano ha comunicato gli avvicendamenti pastorali dei Presbiteri, che entrano in vigore proprio in questi giorni, in preparazione al nuovo anno pastorale 2023-2024.
Anno Pastorale che, anche se, secondo le norme interne della nostra diocesi, per decisione del Vescovo precedente don Franco Montenegro, inizia ufficialmente con la prima domenica di Avvento – (e quindi sempre nella prima decade di dicembre)- di fatto, nella concretezza pastorale però, tutto, gradualmente, – nelle quasi duecento parrocchie della nostra arcidiocesi – si avvia, tra la fine di questo mese di settembre e la prima metà di ottobre.
Intanto l’arcivescovo don Alessandro, non perde occasione per sollecitare tutti a vivere lo spirito comunitario, sollecitando ad accompagnare con la preghiera i presbiteri e le comunità coinvolte negli avvicendamenti.
Non solo ! sollecita alla gratitudine verso il Signore per le prossime ordinazioni presbiterali del 14 settembre p.v. festa dell’ “Esaltazione della Croce”,quando in Cattedrale in Cattedrale saranno ordinati presbiteri, i diaconi– don Marco Caruso, della comunità ecclesiale di Agrigento, – don Salvatore Ingoglia, della comunità ecclesiale di Castelvetrano– don Giuseppe Vecchio, della comunità ecclesiale di Palma di Montechiaro.
Per quanto riguarda gli avvicendamenti pastorali, (in tutto poco più di una diecina, dei quali uno dei più significativi è senza dubbio quello dell’avvicendamento nell’arcipretura di Favara) – ci viene subito da osservare che siamo ben lontani da quanto avvenuto nel decennio pastorale 2010-2020 con l’arcivescovo don Franco , quando nell’insieme, il numero era decisamente superiore, da trenta a quaranta, con tutti i problemi connessi, che comunque venivano superati.
Perché, a margine di tutto, ieri come oggi, si è imposta la giusta considerazione che la partenza di un parroco mai deve essere considerata una perdita per una Comunità, perché sia per il Parroco che per la Comunità, se il cambiamento è vissuto bene, deve diventare una rigenerazione per entrambi; nella convinzione che è sempre solo Dio, che compone l’opera d’arte.
A ciascuno, – come ovvio – pur con uno stile diverso e con doni diversi, – ed operando in situazioni differenti, una sola cosa deve stare sempre a cuore: l’annuncio del Vangelo e l’avvento del Regno di Dio.
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