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Home » Cultura » Dal regalo dell’Agfa alle passeggiate notturne: viaggio nell’Agrigento Intima

Dal regalo dell’Agfa alle passeggiate notturne: viaggio nell’Agrigento Intima

Lorenzo Rosso Di Lorenzo Rosso
11 Aprile 2023
in Cultura
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Letture. L’ “Agrigento Intima”, il nuovo libro fotografico dedicato alla città dei templi, del fotografo Angelo Pitrone.

“A chi trova il tempo di gironzolare, di salire, cercare, guardare, ascoltare, annusare, a chi accetta di perdersi nel dedalo di stradine o nell’intreccio delle vie che circondano la città in un incomprensibile laccio, apparirà la città visibile alla quale Angelo Pitrone restituisce i suoi quarti di nobiltà”. Così Edith de la Héronnière, filosofa e scrittrice francese ormai da molti anni legata affettivamente alla città dei templi, “racconta” nel suo “Retour ad Agrigento” testo inserito nel libro, il viaggio intimo del fotografo Angelo Pitrone nella Girgenti dei suoi ricordi. 

S’intitola infatti “Agrigento intima” il volume, edito dalla Medinova di Antonio Liotta che verrà presentato in anteprima venerdì 14 aprile presso il Museo Archeologico. “Agrigento è la città dove sono nato e dove vivo – dichiara Angelo Pitrone. – Continuo a fotografarla da quando mi regalarono una Agfa Instamatc  per la promozione, dopo la quinta elementare. Fotografare per me è stato un modo di essere, un modo di riconoscere le cose, gli uomini, la città. Spesso ho percorso le strade i vicoli la campagna, dentro e attorno Agrigento, cercando di coglierne le forme, le ombre, i colori, gli odori.  La luce tra Africa e Mediterraneo. Agrigento continua ad essere una terra di incontri e di conoscenza, tra le difficoltà del quotidiano e la promessa di un futuro. Le immagini si sono affastellate nella mia memoria e nel mio computer, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Oggi questa summa ne è la testimonianza tangibile di un progetto mai dichiarato, che si è sviluppato malgrado tutto, in un volume senza una premeditazione, ma con l’urgenza di vivere una nuova vita. Ho ripreso Agrigento di giorno, di sera – continua Pitrone – nei suoi aspetti più noti e negli angoli più nascosti, inseguendo una certa idea della luce. Il colore è il protagonista. Mi piace la sua saturazione e il suo contrasto. Mi piace la sua irrealtà. E pensare che ho cominciato in camera oscura sviluppando e stampando il bianco e nero di antica memoria…”.

Spiega dal canto suo l’editore Antonio Liotta, che venerdì sarà presente, assieme a Beniamino Biondi, alla presentazione del volume: “Avere consegnato questa pubblicazione alla libera visione di ogni comune cittadino, ritengo che sia stata una importante operazione culturale. Perché le foto di Angelo Pitrone, raccontano il mito della Sicilia e della Città di Akragas, Agrigentum, Girgenti, Agrigento che qui si presenta nelle sue nudità con le sue parti più intime scoperte, con i suoi vizi secolari. L’Arte fotografica di Angelo Pitrone diventa essa stessa “intima nudità” – continua – si fa memoria del luogo senza memoria. Siamo nel dominio della pietra arenaria con il suo caldo colore che diventa calore, con la sua luce riflessa che si tramuta in ombre rarefatte. La Città vive nei particolari che solo la sensibilità del fotografo-artista riesce a tirare fuori, a documentare, a scoprire per farci vivere la dimensione della sua grandezza fuori dagli stereotipi documentaristici e peggio ancora cartolinistici. “Agrigento intima” è un’opera visuale, tattile, poetica che modifica i canoni della fotografia”.

Oltre ad Edith de la Héronnière, “Agrigento Intima” contiene testi dello scrittore Matteo Collura e dell’attore-fotografo Gianfranco Jannuzzo. I testi didascalici sono invece di Beniamino Biondi. In copertina una foto suggestiva che lo stesso Pitrone ha scattato in notturna sul muro di una delle case del Ràbato in via Garibaldi. “In questo libro di Pitrone che considero un suo delicatissimo atto d’amore per la Città che gli ha dato i natali – dice Gianfranco Jannuzzo – c’è qualcosa in più. C’è uno sguardo inconsueto, singolare, diverso, un punto di vista altro: orgoglioso ma consapevole, innamorato ma non cieco. Intimo, appunto. Non ci sono figure umane, volti, persone ma sono ben presenti i luoghi che quelle persone abitano, in cui quelle persone vivono e agiscono quotidianamente. E questo fa la differenza! È come se l’Autore ci suggerisse cosa osservare, dove posare lo sguardo. Circondati come siamo da tanta bellezza ci “rimprovera” garbatamente di non farci quasi più caso…. È la caratteristica che più mi affascina nei grandi fotografi come Angelo. Vedono ciò che noi guardiamo soltanto!”. A Jannuzzo fa seguito Matteo Collura; “Non c’è una volta che io mi trovi in Sicilia, e specialmente nel territorio agrigentino, per partecipare a qualche manifestazione culturale, in cui non mi capiti d’incontrare Angelo Pitrone, macchina fotografica appesa al collo. Lui c’è sempre quando si presenta un libro, si rappresenta uno spettacolo, nei convegni, nelle inaugurazioni delle mostre, nelle conferenze, nelle processioni. Per questo possiede un archivio fotografico sterminato, nel quale lui stesso, a volte, stenta a orientarsi. E quanti personaggi e personalità e persone in quel suo labirintico casellario. C’è sempre, Angelo, con quel suo sguardo indagatore, con quel suo muoversi a scatti nervosi nonostante la mole. C’è sempre, Angelo, per questo quando meno te lo aspetti tira fuori immagini che sembrano provenire da un passato immemore. Faccio un esempio: di recente ha reso pubblica una foto che ritrae Leonardo Sciascia mentre sta bevendo un caffè in mia compagnia. Dove ha fatto quello scatto non mi è stato possibile ricostruire, io una quarantina di anni in meno. Lui c’era in quell’occasione, e ora posso disporre di quella foto. C’è sempre, Angelo. E trova sempre il modo di ritrarre certi angoli di Agrigento (per restringere il discorso alla nostra città) che mai avresti immaginato esistessero ancora o che esistessero, semplicemente. La sua attenzione per la pietra agrigentina, per il tufo, che non mi stanco mai di descrivere, di ricordare, di sognare, mi emoziona. Sa fare parlare l’arenaria agrigentina, Angelo Pitrone, non a caso è amico di Gianni Provenzano, il pittore che più di ogni altro ha la pietra agrigentina come modello preferito. E visto che ho toccato il tasto della pittura, aggiungo che Angelo, nel fotografare, usa volentieri anche il colore, contrariamente a quanto accade ad altri fotografi. E credo lo faccia perché sente di essere anche un po’ pittore. C’è sempre, Angelo, a dimostrare quanto la fotografia sia non soltanto documento, ma una forma di espressione artistica tra le più efficaci e godibili”.

LORENZO ROSSO  

 

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