“Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi. Un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso, ma di apprezzabile livello economico”. Lo dice il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino, dopo l’irruzione nel covo del boss di Castelvetrano, in una zona centrale di Campobello di Licata.
“Accertamenti sono in corso – continua l’ufficiale dell’Arma -. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni”.
Al momento non risulta che nell’immobile vi fossero documenti particolari tanto che gli inquirenti sospettano che possa esserci un secondo immobile in cui cercare il cosiddetto tesoro di Messina Denaro.
Tra quanto rinvenuto e sequestrato nel covo alcune sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali, e profilattici. L’abitazione risultava intestata ad Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità al padrino e che ora è indagato.
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