Una cerimonia che si preannuncia intrisa di commovente ricordo e desiderosa di smuovere le coscienze nella difesa della propria vita dalle funeste insidie stradali è in programma il prossimo 20 novembre ad Agrigento. Sarà quella la data dell’inaugurazione di “Esserci o non esserci…basta un attimo!” il monumento dedicato al ricordo di tutte le vittime della strada nella villetta di Porta di Ponte ad Agrigento su iniziativa dell’associazione italiana familiari vittime della strada. Il monumento è un’opera dell’artista agrigentino Giuseppe Cacocciola. Il progetto ha previsto la realizzazione di una scena che non venisse tradotta come una descrizione della dinamica di un sinistro, ma parafrasata come una esortazione, un incitamento, un suggerimento che desse stimolo per una diversa condotta; un nuovo comportamento da adoperare affinché non venissero lesi od offesi i valori o la propria individualità. L’intenzione è una singolare interpretazione che affronta un delicato e sensibile tema sull’importanza della vita. Il tormentato dubbio amletico sul senso e sulla validità della vita. “La celeberrima frase “essere o non essere” viene spontaneamente “personalizzata” – spiegano dall’associazione- in quanto intercalata in una differente circostanza dove attore di questo triste scenario è la Coscienza di un giovane adolescente che si materializza sul luogo dove si è consumato lo spiacevole evento e si interroga sulla rilevanza esistenziale del vivere (esserci) o perire (non esserci) per mere circostanze.” Il monumento descrive un momento, quello in cui il protagonista di questo triste episodio seduto sui resti di un muro in parte demolito, medita sul drammatico episodio, riflettendo e volgendo lo sguardo sul suo casco. C’è anche un contenuto spirituale: “Nella parte posteriore- dicono ancora dall’associazione- una surreale ed evanescente sembianza femminile interviene con un braccio proteso sorreggendo un drappo; quasi a voler mantenere una riservatezza sull’accaduto o magari come se lo volesse avvolgere fra le sue braccia per un accoglimento verso una superiore dimensione, o chissà, magari a rappresentare con il lembo steso la raffigurazione di una stele funeraria. Dunque, una figura priva di contenuto, svuotata; quasi a lasciare all’interlocutore la spontanea scelta sulla identità della stessa.” Il casco è utilizzato come metafora: il teschio sorretto dal principe viene sostituito dal casco trattenuto dal giovane. Il messaggio non è una disapprovazione sull’inosservanza delle regole o sull’uso mancato del dispositivo, ma una esortazione che faccia riflettere su come apprezzare e comprendere l’importanza ed il valore della vita. Uno slogan, una nuova propaganda di educazione civica, un nuovo concetto sulle responsabilità individuale che faccia riflettere sul valore dell’esistenza: Esserci per continuare a vivere. L’opera e’ stata resa possibile grazie al coinvolgimento ed al sostegno finanziario di Enti Pubblici e privati cittadini che hanno apprezzato e condiviso l’iniziativa.
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