Che coraggiosa apertura mentale in questo viaggio in Canada di Papa Francesco. Un viaggio da Lui voluto e definito “penitenziale”che lo porterà in Canada, 56mo Paese visitato dall’inizio del suo pontificato. Sicuramente questo viaggio di sei giorni che inizia oggi, è il viaggio più lungo, non solo perché lo porterà in luoghi davvero fisicamente molto lontani da Roma, sino a Québec City e poi a Iqaluit, proprio vicino al circolo polare artico, ma anche perché, – (come tengono a precisare gli organi ufficiali del Vaticano, come l’Osservatore Romano) – “parte da lontano e arriva lontano, non solo dal punto di vista geografico”.
Ed il riferimento è ai luoghi in cui vivono “First nations, Métis ed Inuit”, – (popoli aborigeni, le cui origini della presenza, in quel territorio, risalgono alla preistoria) – le cui delegazioni nei mesi scorsi sono state ricevute da Lui in Vaticano ed adesso Papa Francesco va in quei luoghi segnati dalle sofferenze di queste comunità, che hanno sperimentato gli abusi commessi nelle scuole residenziali rette da alcuni cattolici o comunque cristiani. Cattolici o comunque persone di cultura cristiana, che tanto male hanno arrecato alle popolazioni indigene, con violenze e privazioni, a causa di una detestabile, irrazionale ed assurda mentalità coloniale, che si esprimeva con politiche e pratiche di forzata assimilazione culturale; e quindi sostanzialmente volte ad annientare l’identità, umana e culturale, propria degli abitanti di quei luoghi. Il riferimento poi più concreto è in particolare agli abusi che hanno avuto luogo all’interno delle scuole residenziali tra la fine dell’800, sino forse (incredibilmente !) agli ultimi decenni del ’900. Papa Francesco in particolare vuole proprio visitare e quasi toccare con mano quei luoghi, perché il desiderio vero di riconciliazione non solo non deve prescindere dalla ricerca della verità, ma deve tendere davvero alla purificazione della memoria, anche con il segno concreto della vicinanza alle vittime di abusi e soprusi. Insomma senza se e senza ma, bisogna riconoscere di avere gravemente sbagliato e peccato…e quindi manifestare nei fatti il sincero desiderio di conversione.
Sincera conversione ! per un cammino davvero nuovo che, partendo da una radicale “purificazione della memoria”, abbia come frutto genuino l’avvio di un cammino sinceramente fraterno nel quale, sia la Comunità ecclesiale che quella civile procedano concordemente verso questo traguardo. Mettendo in conto anche eventuali fragilità, ma comunque con la ferma determinazione di camminare insieme, per costruire davvero, un futuro di nuova e sicura speranza.
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