Quella foto apparentemente di “dubbia attribuzione” che oggi è diventata un’icona della storia italiana contemporanea. Trattasi di quello scatto -fortuito forse, fortunato magari, sicuramente felice- che ritrae due morti che parlano, ieri come oggi. Fra di loro e al mondo. Falcone e Borsellino immortalati da Tony Gentile “il fotografo più famoso ma paradossalmente sconosciuto” come lo definsce Ferdinando Scianna nella prefazione al suo catalogo, si fanno pretesto per una mostra al Teatro Regina Margherita a Racalmuto. E’ la storia che torna, come in un circolo fatto di visioni e di rimandi, nel luogo in cui il fotografo aveva già operato in occasione dei funerali di Sciascia. Il ritorno adesso si fa “Luce e Memoria” nei lenzuoli bianchi che riportano trent’anni di fotografie di Gentile e che tacitamente urlano i sorprusi e le violenze di una Terra amara, vessata ancora una volta, sempre. Che questi lenzuoli possano diventare il simbolo dell’indignazione e del riscatto, della Luce appunto. Gentile, per quella foto scattata durante un convegno sulla mafia, è arrivato a subire financo dei processi, laddove ha rivendicato la -peraltro legittima- paternità dello scatto. Ma non è stato così perchè la legislazione italiana differenzia la fotografia di cronaca da quella d’autore. E sulla base di non si sa quali criteri! quella non è stata giudicata fotografia d’autore. Praticamente… tradotto in soldoni, quella fotografia non l’ha fatta nessuno ma paradossalmente appartiene a tutti in senso letterale e metaforico… ahinoi!. Probabilmente lo “scandalo” sta proprio nel fatto che lo scatto di un fotogiornalista sia diventato un’icona collettiva. Pertanto la mostra per Gentile, rappresenta anche -e ovviamente non solo- il personale riscatto sui suoi detrattori.
L’esposizione sarà visitabile fino al 2 agosto.
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