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Home » dalla provincia » Servizio idrico integrato, le imprese agrigentine tornano a protestare

Servizio idrico integrato, le imprese agrigentine tornano a protestare

22 Febbraio 2022
in dalla provincia
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“Si torna in piazza a protestare. Non molliamo e non lasceremo nulla di intentato”. I vertici provinciali della CNA di Agrigento continuano la loro battaglia al fianco di una ventina di imprese che vantano un significativo credito dalla gestione commissariale prefettizia, a cui era stata affidata la responsabilità della conduzione del servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento dopo le vicende giudiziarie di Girgenti Acque. A distanza di 8 mesi si rinnova l’appuntamento con il sit-in nel capoluogo siciliano, davanti Palazzo d’Orleans, sede del governo. Il raduno, che si
terrà nel rispetto delle misure antiCovid, è stato programmato per giovedì, 24 febbraio, dalle ore 9,30 alle ore 13. “L’iniziativa, finalizzata a sensibilizzare e richiamare l’attenzione delle Istituzioni della Regione – affermano i vertici provinciali della Confederazione, a cui è stata attribuita, sin da subito, la tutela politico-sindacale della vertenza – si rende necessaria in quanto non è più differibile la soluzione al dramma che stanno vivendo questi operatori economici. E’ di circa 1 milione di euro la somma che complessivamente dovranno percepire in riferimento al periodo che va dal 16 marzo, data in cui è stata dichiarata l’insolvenza della società, al 2 agosto, giorno di insediamento del nuovo soggetto, l’Aica, costituitasi per mano pubblica. “A fronte di servizi essenziali, regolarmente garantiti attraverso interventi di
manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti idrici, fognari e della depurazione – spiegano il presidente Francesco Di Natale e il segretario Claudio Spoto – queste imprese si vendono negare un legittimo credito, rispetto al quale hanno anche contratto debiti con i fornitori, da cui hanno acquistato il materiale, e pagato regolarmente operai e relativi contributi previdenziali. Un’emergenza sociale
ed economica della quale sembra non volersene occupare nessuno, con l’aggravante
che a commissionare le opere e le prestazioni di beni e servizi è stata un’articolazione
dello Stato. E precisamente un commissario nominato dalla Prefettura che è la massima autorità istituzionale in rappresentanza del governo nel territorio provinciale. E noi infatti ci siamo mossi anche a livello nazionale, interessando della delicata questione, grazie ad una interrogazione parlamentare dell’onorevole Perconti, i ministri dell’Interno, della Salute e dello Sviluppo Economico. A questo tassello abbiamo fatto seguire l’avvio di una apposita azione legale, con l’assistenza
dell’avvocato Stefano Catuara. Ed in questo complesso contesto, la Regione non può
e non deve diventare spettatrice di una partita importante per il presente e per il
futuro, in cui, per intenderci, in assenza della disponibilità delle imprese, che assicurino gli interventi, si corre il serio rischio di non potere essere garantito un servizio pubblico indispensabile per le comunità dell’agrigentino, come quello dell’erogazione dell’acqua o quello della manutenzione degli impianti fognari, le cui disfunzioni e i cui guasti potrebbero determinare emergenze sanitarie. Proprio qualche giorno fa – aggiungono il presidente e il segretario della Confederazione – una delegazione guidata dalla CNA è stata convocata dal presidente dell’Aica, Alfonso Provvidenza. Un momento di confronto sereno, proficuo e franco, al termine del quale, comprendendo le esigenze della società di dovere garantire gli interventi
manutentivi, abbiamo aperto al dialogo, fermo restando che le imprese, scottate e
provate dalla sofferenza per i crediti accumulati, fanno fatica, pur manifestando la
voglia di tornare a lavorare, ad accettare il rapporto di collaborazione. In occasione
del sit-in di giovedì – concludono Di Natale e Spoto – abbiamo chiesto un incontro
al governo Musumeci, ma anche ai vertici dell’Ars, per capire quali possibili percorsi
concreti si potranno intraprendere nel nome della credibilità delle Istituzioni. Queste
imprese hanno lavorato per conto dello Stato e non possono e non debbono esser
abbandonate”.

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