Diverse tv locali sono in procinto di spegnere il segnale nel volgere di pochi mesi, perché escluse dalla graduatoria delle emittenti concessionarie di un canale nel nuovo digitale terrestre con tecnologia Dvbt-2. La lista è stata stilata dal ministero dello Sviluppo economico al termine della seduta tenuta lo scorso 21 gennaio. E per le emittenti che sono rientrate con una frequenza di II livello, cioè con capacità trasmissiva di livello provinciale e spesso anche fuori il territorio in cui operano, il “nuovo” digitale rappresenterà un vistoso aumento dei costi per gli editori. Per le tv provinciali si parla di un canone annuo molto altro rispetto a quello attuale da corrispondere al fornitore della banda. I nuovi standard di codifica e decodifica video e le nuove reti di trasmissione, secondo molti, sarebbero una pura e semplice operazione “commerciale” poiché le piccole emittenti sarebbero state costrette dal MISE ad abbandonare la banda 700 Mhz , poiché le cui frequenze sono state già assegnate agli operatori di telefonia mobile per far posto al nuovo standard di rete 5G. L’aggiornamento tecnologico ha ridotto gli spazi e molte emittenti private, in passato concessionarie di frequenze, sono rimaste tagliate fuori.
L’operazione dovrebbe consentire alle emittenti un salto di qualità, sia in termini di efficienza , sia in termini di migliore qualità di trasmissione delle immagini ma tutto ciò non può andare a discapito delle tv locali che già pagano a duro prezzo le conseguenze della pandemia, con pubblicità inesistente o quasi, visto che le attività commerciali, causa crisi, non investono. A rischio ci sono tantissimi posti di lavoro. Hanno avuto riconosciuto il secondo livello di trasmissione Tele Radio Monte Kronio, al 14° posto, poi Tele Video Agrigento (22), seguita da Tele Radio Studio 98. Alla posizione 29 c’è Agrigento Tv, alla 35 c’è Tele Radio Canicattì, alla 76 c’è Teleacras. Restano escluse la storica Tele Radio Sciacca, che sta diventando web tv, e nella seconda fase esclusa Tv Europa Canicattì, che nella negoziazione ha rinunciato ai canali proposti e non gli è stata assegnata capacità trasmissiva. Anche tra chi può trasmettere c’è incertezza. Per Arturo Cantella di Televideo Agrigento la situazione è molto complicata, così come dichiarato al quotidiano La Sicilia: “Siamo riusciti ad entrare in graduatoria – dice – ma adesso dobbiamo fare i conti con i costi di gestione. Stiamo sostenendo la protesta in ambito nazionale – aggiunge – non si può impedire ddi trasmettere a chi da anni garantisce pluralità di informazione. Maurizio Bellavia di Ag Tv, da componente della Rea, l’associazione delle radio e tv locali ricorda che c’è una petizione per salvare 450 piccole e medie televisioni locali: “Il nuovo switch off non si doveva fare adesso , ancora in piena crisi pandemica. Senza trascurare il fatto che avevamo una concessione per 25 anni e ora cambiano di nuovo le regole.” Per Vincenzo Messina, di Tv Europa in Sicilia c’è anche una scarsa capacità trasmissiva. “Poche le frequenze disponibili- dice- non abbiamo accettato quella proposta, lontano dalle nostre aree storiche, speriamo in una proroga al 31 dicembre per riorganizzarci e rivedere le norme, altrimenti saremo costretti a chiudere”.
Incertezza anche a Teleacras, alla quale è stata assegnata una frequenza nell’area di Palermo: “Quanto accaduto è stato un colpo di mano dello Stato contro la pluralità dell’informazione – dice Enza Pecorelli – stiamo protestando, ma sono scettica sulla possibilità di ottenere risultati concreti. Penso comunque alla possibilità di associarsi come possibile soluzione di questa che per il nostro mondo è una tragedia epocale. Si perderanno tanti posti di lavoro e soprattutto si perderanno tante voci libere che hanno sempre garantito, e continuano a farlo, il pluralismo.”
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