“Abbiamo benedetto le salme e ricordato il battesimo, sacramento in cui nasciamo e moriamo con Cristo. Alessia, Vincenzo, Alessandra e Diego sono viventi in Cristo Signore ed è questa la nostra fede che va detta anche in momenti tragici e drammatici come questo. Abbiamo fatto una piccola celebrazione esequiale”. Così l’Arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, nel corso della benedizione delle quattro vittime della strage familiare consumatasi, la scorsa settima, in contrada “Safarello” a Licata: Diego Tardino, 44 anni, Alessandra Ballacchino, 40 anni, e i figli Alessia e Vincenzo, 15 anni e 11 anni, uccisi da Angelo Tardino.
Una breve cerimonia in forma privata, che si è tenuta nel cimitero comunale di Maranello, per l’occasione “blindato”, e presidiato dalle forze dell’ordine. Presenti dieci tra i familiari più stretti, tra cui il padre dei fratelli Tardino, e le sorelle, ma anche il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo, il capitano della Compagnia di Licata, Augusto Petrocchi, e il vicequestore Cesare Castelli, responsabile del Commissariato cittadino.
Accanto all’arcivescovo Damiano, don Pino Agozzino. “Con il parroco siamo venuti qui a incontrare la famiglia e pregato con loro dicendo il rosario che ci immette nella deviazione mariana trasversale a tutti i credenti senza distinzione – ha detto l’arcivescovo -. La madre del Signore è percepita come la madre nostra. Questa condivisione di una parte del rosario con i familiari di Alessandra e Diego, un intreccio di relazioni e c’è un unico denominatore della preghiera”.
Dopo la cerimonia si è svolta la tumulazione. Sono invece previsti per domani, sempre in forma privata i funerali di Angelo Tardino, l’uomo che ha massacrato la famiglia del fratello.
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