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Home » Cronaca » Mafia, condannati boss e suoi “fedelissimi”

Mafia, condannati boss e suoi “fedelissimi”

22 Luglio 2021
in Cronaca, dalla provincia, evidenza, Mafia
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Ridotta a 14 anni e 6 mesi di reclusione la condanna per il capomafia Leo Sutera, 70 anni, di Sambuca di Sicilia. Lo hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Palermo. Inoltre confermate le condanne a carico di tre fiancheggiatori, la fioraia Maria Salvato, l’autista del boss, Vito Vaccaro, e l’imprenditore Giuseppe Tabone, condannati a 3 anni di carcere ciascuno per favoreggiamento alla mafia. In primo grado Sutera era stato condannato a 18 anni di carcere.

L’inchiesta della Dda di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, e dai sostituti procuratori Claudio Camilleri, Calogero Ferrara e Alessia Sinatra, è stata condotta sul campo dai poliziotti Squadra Mobile della Questura di Agrigento. Il capomafia sambucese, che ha fatto parte della cerchia ristretta dei soggetti in contatto con il latitante trapanese Matteo Messina Denaro, è stato tratto in arresto lo scorso 28 ottobre del 2018, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso a suo carico dalla Dda di Palermo.

Successivamente è stato raggiunto da una nuova ordinanza a completamento di un’articolata attività di indagine iniziata nel 2015, in territorio agrigentino, che ha consentito di ricostruire gli interessi criminali di Sutera e le responsabilità dei suoi presunti fiancheggiatori.

Sutera avrebbe impartito direttive attraverso la costante partecipazione a riunioni ed incontri con gli altri associati e presieduto a tutte le relative attività ed affari illeciti, curando la gestione delle interferenze nella realizzazione delle opere oggetto di appalti ed opere pubbliche, nonché assicurando il collegando con altre articolazioni territoriali di Cosa nostra.

Il boss di Sambuca di Sicilia avrebbe potuto contare sull’apporto di Giuseppe Tabone, Maria Salvato e Vito Vaccaro “particolarmente attivi nell’aiutare il capomafia aiutandolo ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione”.

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