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Home » Sport e tempo libero » Fortitudo 2021: Una stagione difficile, ma bella. Le pagelle dei protagonisti.

Fortitudo 2021: Una stagione difficile, ma bella. Le pagelle dei protagonisti.

Redazione Di Michele Bellavia
30 Giugno 2021
in Sport e tempo libero, Basket
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Fortitudo, il pagellone di fine stagione: promossi e rimandati.

di Michele Bellavia

Sipario chiuso per la Fortitudo Agrigento. Perdendo gara-5 delle finali playoff contro Chiusi, lo storico club cestistico della città dei Templi ha messo in archivio una delle stagioni più complicate degli ultimi anni. L’annata è stata difficile per una molteplicità di ragioni: la pandemia, prima di tutto, che ha costretto la proprietà alla dolorosa decisione di ripartire dalla B e non più da quella serie A2 che aveva fatto sognare tanti tifosi e dato lustro alla città; in secondo luogo, l’incognita del nuovo campionato il cui esito era legato all’andamento dell’emegenza sanitaria. Fortunatamente, i biancazzurri hanno potuto onorare l’impegno in maniera eccezionale – seppur in un contesto pieno di ostacoli tra tamponi, trasferte in zone rosse e rischio contagio – riuscendo, nonostante tutto, nell’impresa di giocarsi fino in fondo la possibilità del ritorno in A2.

Ad ogni modo, come ogni fine stagione che si rispetti, proviamo a stilare le pagelle dei protagonisti:

Società: 7. Tanti cambiamenti nel sodalizio biancazzurro: nell’estate 2020 la presidenza passa a Gabriele Moncada che prende le redini del padre trovandosi a gestire la dolorosa decisione della ripartenza in serie B. Ciononostante, il budget messo a disposizione è più che sufficiente ad affrontare la categoria con fiducia e rinnovato entusiasmo e, per poco, non viene centrata la vittoria che vale il ritorno in A2. Fin qui tutto ok? Non proprio, perché, sin dal suo insediamento, Moncada Jr. non dà una Vision a questa società. Se l’obiettivo era la risalita immediata nel secondo campionato nazionale, allora perché, ad esempio, non si è provveduto ad inserire un altro giocatore in ottica playoff? Se, di contro, la serie B è e rimane il “Progetto” a medio-lungo termine, allora perché non dare maggior spazio a chi è cresciuto nelle giovanili? Insomma, il New Deal Fortitudo, al momento, è a metà; ci vuole chiarezza su tutta la linea, idee e uomini nuovi, altrimenti si covano speranze e illusioni e soprattutto si butta via tanto capitale umano. 

Cristian Mayer: 6. Sufficienza per il navigato general manager biancazzurro. Da un lato, riesce avere buon ascendente sui giocatori convincendoli a restare o a tornare ad Agrigento, mentre dall’altro, sbaglia alcune scelte di mercato ma ci sta in una stagione piena di tante incognite e troppe insidie.

Michele Catalani: 7,5. Il coach toscano arriva ad Agrigento con l’aura di allenatore preparato e pronto a guidare una squadra ambiziosa. Alla seconda stagione in serie B, giunge a un passo dal vincere i playoff promozione, dopo aver chiuso la regular season al secondo posto dietro la corazzata Piacenza (promossa in A2), centrando, altresì, la qualificazione e la semifinale di Coppa Italia. Sul piano tattico gioca una buona pallacanestro. Da rivedere la gestione di tutte le risorse a disposizione ovvero come utilizzarle nei momenti chiave e come motivarle adeguatamente spingendole a dare il massimo. Merita la riconferma.

Albano Chiarastella: 8. Altra stagione da gladiatore per l’italo-argentino, capitano con la canotta della Fortitudo cucita sulla pelle: solidità difensiva e tenuta atletica eccezionale lo accompagnano in un contesto difficile dal punto di vista mentale. 

Paolo Rotondo: 9. Il centro siracusano era considerato, dai più, un outsider. Smentisce i detrattori e si regala una stagione da incorniciare: 17 punti di media, 6.5 rimbalzi e 1.2 assist nella prima parte della regular season; nei playoff chiude con oltre 10 di media, 4.3 rimbalzi e 2 assist. Chapeau!

Alessandro Grande: 9. Il miglior playmaker della serie B; un giocatore in grado di spostare gli equilibri; un leader. Fa subito vedere di che pasta è fatto: 36 punti messi a segno contro Matera negli ottavi della Supercoppa Centenario; un autentico cobra in grado di cambiare il corso delle partite a suon di triple pazzesche e canestri improbabili.

Andrea Saccaggi: 9. Dopo quattro stagioni, “Sacca Bomb” ritorna ad Agrigento, in quel PalaMoncada dove i tifosi non lo avevano dimenticato. In campionato, alla prima gara casalinga, mette a segno una tripla allo scadere che vale la vittoria sulla Sangiorgese. Peccato che, a causa della pandemia, il palasport empedoclino fosse chiuso al pubblico; sarebbe stato un delirio. Ma il toscano è “on fire” per tutta la stagione riservando il momento migliore con la performance esibita in gara-1 della semifinale playoff contro Omegna dove mette a segno il proprio career-high: 42 punti (6/6 dall’arco) e 50 di valutazione. Nei playoff ha viaggiato alla media di 19.5 punti con il 39% dall’arco. 

Giovanni Veronesi: 8. Qualche appannamento non offusca la stagione di “The Rock”, elemento irrinunciabile del roster. Il potenziale c’è e ne fa un giocatore futuribile che potrebbe far gola a tante società della serie A. Ha personalità, grinta e tanti punti nelle mani; per lui un trittico di prestazioni superbe: 25 punti contro Ragusa, 28 contro Varese e 28 in gara-5 della semifinale contro Omegna. 

Cosimo Costi: 6,5. Su di lui c’erano grandi aspettative, ma qualche infortunio e una condizione atletica mai ottimale ne hanno limitato fortemente il potenziale. Ad ogni modo, il giocatore è cresciuto, soprattutto nel finale di stagione. 

Giuseppe Cuffaro: 6. La sufficienza è di incoraggiamento. Il play agrigentino ha trovato tanto spazio, ma su di lui incombe ancora qualche punto interrogativo. È un giocatore su cui puoi fare affidamento nei momenti topici delle sfide? Il giudizio è condizionato dalla serie finale. Ci si aspettava maggiore personalità e un maggiore impatto sulle partite, soprattutto in termini di punti. In tal senso, un’altra stagione in B può rappresentare un’opportunità. Il suo attaccamento alla maglia e l’amore per questa squadra rimangono indiscusso.

Mait Peterson: 5. L’estone proveniente dalla Virtus Bologna, pur facendo intravedere buone qualità e disputando qualche buona partita (10 punti contro Olginate e 8 contro i Tigers Cesena), non ha dato quell’apporto che ci si aspettava. Alla base c’è un grosso equivoco: deve giocare da lungo “puro” o da “stretch four”? In linea di massima, è stato utilizzato come cambio naturale di Rotondo (quindi lungo puro), ma ha fatto molta fatica e le prestazioni ne hanno risentito. Ha l’attenuante di essere giovanissimo (classe 2002) e con grandi margini di crescita. Da rivedere.

Giovanni Ragagnin: 4,5. È il giocatore che ha convinto di meno;  ma se il suo rendimento è questo forse è più logico puntare su giovani di casa come Indelicato, Mayer o Trupia.

Umberto Indelicato, Nicolas Mayer, Luca Bellavia, Andrea Tartaglia: n.g. Impossibile dare una valutazione. Onestamente, per alcuni di loro, era lecito aspettarsi un maggiore minutaggio, mentre sono rimasti costantemente ai margini. Un peccato. 

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