Il pubblico ministero Paola Vetro ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 10 conducenti di autobus della Tua di Agrigento, con le accuse di truffa aggravata, e interruzione di pubblico servizio. L’udienza preliminare è stata fissata per il 17 febbraio prossimo, davanti al Gup del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella.
Sette autisti sono accusati di avere venduto biglietti a bordo dei mezzi ad un prezzo maggiore, e di avere riciclato altri titoli di viaggio più volte obliterati, incassando i soldi. Altri tre, invece, di aver deviato il normale tragitto previsto dalle corse.
La vicenda giudiziaria nasce dalla denuncia presentata dai vertici della società di trasporti, contro i propri autisti, e segue una indagine interna svolta con la collaborazione di un investigatore privato. L’azienda, dopo quei fatti, aveva provveduto a licenziare i 10 lavoratori. Vari tribunali, però, hanno accolto le tesi dei dipendenti.
Sulla vicenda degli autisti Tua, riceviamo e pubblichiamo: “Va chiarito che nel procedimento penale frutto della denuncia dell’azienda, la difesa utilizzerà i termini ex art.415bis cpp portando alla Procura della Repubblica una versione dei fatti diversa, rispetto a quanto esposto nella denuncia da parte della società. Infatti, nei numerosi giudizi proposti davanti al giudice del lavoro del Tribunale di Agrigento, che vanno avanti da quasi tre anni, è stato accertato che tutti i licenziamenti della Tua si basano su fatti del tutto privi di prova, in quanto la relazione investigativa commissionata dalla Tua ad un proprio incaricato- che avrebbe riguardato 1 solo giorno lavorativo per ogni dipendente – è priva di ogni valore e consistenza sul piano probatorio non dimostrando nulla di quanto sostenuto dalla società. Tutti i licenziamenti della Tua, quindi, sono stati annullati dal Tribunale del Lavoro con apposite ordinanze mentre i lavoratori ingiustamente licenziati, sono stati reintegrati dal giudice. La Tua, però, ha di fatto impedito ai predetti lavoratori, nonostante le loro ripetute richieste, di tornare concretamente a lavoro, preferendo pagare stipendi e contributi ai lavoratori ma imponendogli di restare a casa. I lavoratori ingiustamente licenziati, peraltro, sono certi che anche il procedimento penale, per ora alle fasi iniziali, non potrà che pervenire alla insussistenza di alcuna loro responsabilità penale e alla inconsistenza degli episodi descritti dalla Tua”.
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